Le domande risultano in crescita netta, ma le risposte positive avanzano a passo molto lento: il sistema della certificazione dei crediti commerciali vantati dalle imprese nei confronti della Pubblica amministrazione è una macchina che richiede ancora una buona messa a punto.
Alla scadenza del termine prefissato le imprese hanno presentato istanze per 9 miliardi ma al momento le certificazioni già rilasciate dalle Pubbliche amministrazioni che hanno 30 giorni per rispondere alle singole richieste si fermano a 3,7 miliardi. Di questi, poi, solo meno di 2 miliardi avrebbero i requisiti per essere oggetto di una cessione al sistema bancario con annessa garanzia dello Stato.
I creditori delle amministrazioni centrali, delle Regioni, delle Asl e degli enti locali avevano tempo fino al 31 ottobre per registrarsi sulla piattaforma telematica del Tesoro e presentare domanda di certificazione. Secondo il bilancio del ministero dell’Economia, risultano registrate 20.018 imprese che hanno presentato complessivamente 84.608 istanze per un controvalore di circa 9 miliardi. Nel mese di ottobre c’è stata un’accelerazione evidente, anche se si è comunque al di sotto del plafond di 10 miliardi messo a disposizione dalla Cassa depositi e prestiti per far decollare il meccanismo che prevede la possibilità di cedere il credito in modalità pro-soluto alle banche, con quest’ultime che a loro volta possono girarlo alla stessa Cdp. In particolare, poco meno di 49mila istanze presentate si riferiscono a crediti vantati con gli enti locali (4,4 miliardi di euro), 20mila a forniture con gli enti del servizio sanitario (1,7 miliardi), 2.037 alle Regioni (1,4 miliardi). Più contenuti i dati delle amministrazioni statali: 8mila domande per 700 milioni di euro complessivi.
Ma, tra il dato relativo alle domande dei creditori e le risposte positive arrivate dalle amministrazioni debitrici, c’è ancora una distanza enorme. Fino ad oggi stando ai dati del ministero dell’Economia sono state rilasciate certificazioni per un controvalore di circa 3,7 miliardi, poco più del 40 per cento. Un terzo delle certificazioni sono state rilasciate spontaneamente dalle Pa nel corso del 2013, il resto invece in risposta alle istanze caricate dalle aziende sulla piattaforma del Tesoro.
Un’ulteriore distinzione riguarderebbe le certificazioni realmente utili per presentarsi in banca ed ottenere la cessione del credito con il supporto della garanzia dello Stato (come previsto dal Dl 66/2014). I crediti in questione, infatti, devono riferirsi solo a spese correnti (e non in conto capitale) e devono essere stati maturati al 31 dicembre 2013. In questo caso ci si attesterebbe sotto i 2 miliardi di euro.
Numeri ancora più bassi (molto più bassi), sebbene non ancora censiti, si riferirebbero alle cessioni dei crediti effettivamente andate a buon fine con le banche. Sono ancora tanti i dubbi degli istituti di credito e gli ostacoli normativi, come gli oneri contributivi relativi al Durc che rischiano di decurtare l’incasso finale degli intermediari finanziari.
Il sistema appare ancora frenato e solo pochi grandi gruppi bancari hanno già portato a termine le prime operazioni, applicando un tasso di sconto entro i limiti fissati dal ministero dell’Economia, cioè l’1,9% per crediti fino a un controvalore di 50mila euro e l’1,6% per somme superiori.
Autore: Carmine Fotina
Fonte:
Il Sole 24 Ore
Le domande risultano in crescita netta, ma le risposte positive avanzano a passo molto lento: il sistema della certificazione dei crediti commerciali vantati dalle imprese nei confronti della Pubblica amministrazione è una macchina che richiede ancora una buona messa a punto.
Alla scadenza del termine prefissato le imprese hanno presentato istanze per 9 miliardi ma al momento le certificazioni già rilasciate dalle Pubbliche amministrazioni che hanno 30 giorni per rispondere alle singole richieste si fermano a 3,7 miliardi. Di questi, poi, solo meno di 2 miliardi avrebbero i requisiti per essere oggetto di una cessione al sistema bancario con annessa garanzia dello Stato.
Ma, tra il dato relativo alle domande dei creditori e le risposte positive arrivate dalle amministrazioni debitrici, c’è ancora una distanza enorme. Fino ad oggi stando ai dati del ministero dell’Economia sono state rilasciate certificazioni per un controvalore di circa 3,7 miliardi, poco più del 40 per cento. Un terzo delle certificazioni sono state rilasciate spontaneamente dalle Pa nel corso del 2013, il resto invece in risposta alle istanze caricate dalle aziende sulla piattaforma del Tesoro.
Un’ulteriore distinzione riguarderebbe le certificazioni realmente utili per presentarsi in banca ed ottenere la cessione del credito con il supporto della garanzia dello Stato (come previsto dal Dl 66/2014). I crediti in questione, infatti, devono riferirsi solo a spese correnti (e non in conto capitale) e devono essere stati maturati al 31 dicembre 2013. In questo caso ci si attesterebbe sotto i 2 miliardi di euro.
Numeri ancora più bassi (molto più bassi), sebbene non ancora censiti, si riferirebbero alle cessioni dei crediti effettivamente andate a buon fine con le banche. Sono ancora tanti i dubbi degli istituti di credito e gli ostacoli normativi, come gli oneri contributivi relativi al Durc che rischiano di decurtare l’incasso finale degli intermediari finanziari.
Il sistema appare ancora frenato e solo pochi grandi gruppi bancari hanno già portato a termine le prime operazioni, applicando un tasso di sconto entro i limiti fissati dal ministero dell’Economia, cioè l’1,9% per crediti fino a un controvalore di 50mila euro e l’1,6% per somme superiori.
Autore: Carmine Fotina
Fonte:
Il Sole 24 Ore