L’indagine della Bce sullo stato di salute delle banche ha penalizzato proprio quelle più attive nel fornire credito all’economia reale. Ecco quali possono essere i canali alternativi al sistema bancario.
CONFIDI
Confidi è in realtà l’acronimo di consorzio di garanzia collettiva dei fidi; si tratta quindi di una struttura consortile che che svolge attività di prestazione di garanzie per agevolare le aziende nell’accesso ai finanziamenti destinati alle attività economiche e produttive. I confidi sono disciplinati dal Testo Unico Bancario (TUB) D.Lgs. 385 del 1993. Nel 2013 sono stati erogati circa 10 miliardi di euro dai 38 Confidi italiani; una dinamica in calo del 3,7% rispetto al 2012 (l’anno prima si era registrato un crollo del 7,1%), così come le garanzie mobilitate attestate a 4,1 miliardi (in discesa del 4,5%, meno del 9% dell’anno prima). Complessivamente si sono registrate 93mila imprese associate (+11,9%). Nella prima metà del 2014, però, questa tendenza al segno meno si è fermata. I Confidi sono oggetto di riforma in occasione del disegno di legge delega all’esame del Senato dove è previsto un loro riordino.
MINIBOND
Per Mini-bond si intendono obbligazioni quotate emesse dalle piccole medie imprese italiane, non necessariamente presenti sui listini di Borsa. Il legislatore ha snellito la normativa per l’emissione di questi titoli per favorire l’accesso al credito soprattutto delle imprese di dimensioni ridotte, che ottengono con più difficoltà credito dal canale bancario. Per il momento il mercato mostra dimensioni ancora ridotte: nella sedconda parte del 2014 sono state effettuate quasi 30 emissioni di pmi affacciatesi per la prima volta sul mercato del debito, raccogliendo circa un miliardo di euro, con emissioni che vanno da 5 a 200 milioni. Tra i progetti in discussione anche la costituzione di una rete specializzata nel fornire servizi alle imprese che si affacciano a questo tipo di liquidità, per sostenerle nell’affrontare oneri amministrativi, legali e fiscali.
BORSA
Com’è noto, il numero delle imprese italiane quotate in Borsa e la loro capitalizzazione rispetto al Pil nazionale è nettamente inferiore rispetto a quello degli altri paesi: Piazza Affari ha dimensioni molto ridotte rispetto a Francoforte, Parigi o Londra. Negli ultimi tempo, complice il buon momento sui mercati, è aumentato il numero di imprese che hanno deciso di quotarsi in Borsa: da inizio anno sono arrivati 22 collocamenti contro i 18 del 2013, per oltre 2,5 miliardi raccolti, un valore che non si registrava dal 2010.
Sulle Borse europee nei primi 9 mesi dell’anno si sono quotate 289 società per oltre 40,3 miliardi di euro, quasi quattro volte il valore del 2013 (11,7 miliardi per 173 Ipo), secondo i dati raccolti da Pwc. Negli Stati Uniti le matricole sono state finora 231 matricole per 73,6 miliardi di dollari, 25 dei quali raccolti dalla sola Ipo monstre di Alibaba (secondo Renaissance Capital).
FONDO STRATEGICO ITALIANO
Sono diversi i soggetti istituzionali vecchi e nuovi che si offrono come erogatori di liquidità per il sistema impresa. Il Fondo Strategico Italiano, ad esempio, è intervenuto negli ultimi tre anni in 37 operazioni in 30 aziende italiane impegnando circa 800 milioni di euro. Il Fsi è uno strumento di politica industriale nato nel 2010 su impulso di Cassa Depositi e Prestiti, per dare impulso alla crescita patrimoniale e dimensionale delle Pmi, intervenendo talvolta anche con partecipazioni di minoranza. Con il primo closing, il Fondo ha raccolto 1,2 miliardi. La distribuzione degli investimenti per settore vede in testa con il 24% il comparto delle macchine utensili e impianti, seguito a ruota dalla componentistica industriale (21%), i servizi (18%), i beni di consumo (15%). Per il 46% gli interventi sono stati finora convogliati nel Nord est, per il 36% nelle aziende del centro, per il 15% nel Nord Ovest e per il 3% al Sud. In rampa di lancio due nuovi fondi, nati per impulso della Cassa depositi e prestiti che ha varato un primo commitment: mini-bond per 250 milioni, venture capital per 50/100 milioni.
FONDI PENSIONE E CASSE PRIVATIZZATE
Nell’ultimo anno si sono infittite le trattative per il lancio di un fondo dei fondi ossia di un soggetto partecipato dagli enti previdenziali privati italiani e da altri soggetti istituzionali come il Ministero dell’Economia o Cdp, di primo e secondo pilastro; l’obiettivo è dare impulso all’economia reale, fornendo anche liquidità ai progetti delle imprese italiane, oltre che a investimenti strategici in vari settori. Con gli oltre 120 miliardi dei fondi pensione e i 65 delle Casse di patrimonio e un flusso annuo di una decina di miliardi, si è stimata una fetta non indifferente da destinare ogni anno al sistema impresa. La decisione di innalzare la tassazione dei rendimenti dei fondi pensione e Casse, inclusa nel disegno di legge stabilità, ha congelato il progetto, rinviato in attesa che il clima si rassereni.
Fonte:
Il Sole 24 Ore
L’indagine della Bce sullo stato di salute delle banche ha penalizzato proprio quelle più attive nel fornire credito all’economia reale. Ecco quali possono essere i canali alternativi al sistema bancario.
CONFIDI
Confidi è in realtà l’acronimo di consorzio di garanzia collettiva dei fidi; si tratta quindi di una struttura consortile che che svolge attività di prestazione di garanzie per agevolare le aziende nell’accesso ai finanziamenti destinati alle attività economiche e produttive. I confidi sono disciplinati dal Testo Unico Bancario (TUB) D.Lgs. 385 del 1993. Nel 2013 sono stati erogati circa 10 miliardi di euro dai 38 Confidi italiani; una dinamica in calo del 3,7% rispetto al 2012 (l’anno prima si era registrato un crollo del 7,1%), così come le garanzie mobilitate attestate a 4,1 miliardi (in discesa del 4,5%, meno del 9% dell’anno prima). Complessivamente si sono registrate 93mila imprese associate (+11,9%). Nella prima metà del 2014, però, questa tendenza al segno meno si è fermata. I Confidi sono oggetto di riforma in occasione del disegno di legge delega all’esame del Senato dove è previsto un loro riordino.
MINIBOND
Per Mini-bond si intendono obbligazioni quotate emesse dalle piccole medie imprese italiane, non necessariamente presenti sui listini di Borsa. Il legislatore ha snellito la normativa per l’emissione di questi titoli per favorire l’accesso al credito soprattutto delle imprese di dimensioni ridotte, che ottengono con più difficoltà credito dal canale bancario. Per il momento il mercato mostra dimensioni ancora ridotte: nella sedconda parte del 2014 sono state effettuate quasi 30 emissioni di pmi affacciatesi per la prima volta sul mercato del debito, raccogliendo circa un miliardo di euro, con emissioni che vanno da 5 a 200 milioni. Tra i progetti in discussione anche la costituzione di una rete specializzata nel fornire servizi alle imprese che si affacciano a questo tipo di liquidità, per sostenerle nell’affrontare oneri amministrativi, legali e fiscali.
BORSA
Com’è noto, il numero delle imprese italiane quotate in Borsa e la loro capitalizzazione rispetto al Pil nazionale è nettamente inferiore rispetto a quello degli altri paesi: Piazza Affari ha dimensioni molto ridotte rispetto a Francoforte, Parigi o Londra. Negli ultimi tempo, complice il buon momento sui mercati, è aumentato il numero di imprese che hanno deciso di quotarsi in Borsa: da inizio anno sono arrivati 22 collocamenti contro i 18 del 2013, per oltre 2,5 miliardi raccolti, un valore che non si registrava dal 2010.
Sulle Borse europee nei primi 9 mesi dell’anno si sono quotate 289 società per oltre 40,3 miliardi di euro, quasi quattro volte il valore del 2013 (11,7 miliardi per 173 Ipo), secondo i dati raccolti da Pwc. Negli Stati Uniti le matricole sono state finora 231 matricole per 73,6 miliardi di dollari, 25 dei quali raccolti dalla sola Ipo monstre di Alibaba (secondo Renaissance Capital).
FONDO STRATEGICO ITALIANO
Sono diversi i soggetti istituzionali vecchi e nuovi che si offrono come erogatori di liquidità per il sistema impresa. Il Fondo Strategico Italiano, ad esempio, è intervenuto negli ultimi tre anni in 37 operazioni in 30 aziende italiane impegnando circa 800 milioni di euro. Il Fsi è uno strumento di politica industriale nato nel 2010 su impulso di Cassa Depositi e Prestiti, per dare impulso alla crescita patrimoniale e dimensionale delle Pmi, intervenendo talvolta anche con partecipazioni di minoranza. Con il primo closing, il Fondo ha raccolto 1,2 miliardi. La distribuzione degli investimenti per settore vede in testa con il 24% il comparto delle macchine utensili e impianti, seguito a ruota dalla componentistica industriale (21%), i servizi (18%), i beni di consumo (15%). Per il 46% gli interventi sono stati finora convogliati nel Nord est, per il 36% nelle aziende del centro, per il 15% nel Nord Ovest e per il 3% al Sud. In rampa di lancio due nuovi fondi, nati per impulso della Cassa depositi e prestiti che ha varato un primo commitment: mini-bond per 250 milioni, venture capital per 50/100 milioni.
FONDI PENSIONE E CASSE PRIVATIZZATE
Nell’ultimo anno si sono infittite le trattative per il lancio di un fondo dei fondi ossia di un soggetto partecipato dagli enti previdenziali privati italiani e da altri soggetti istituzionali come il Ministero dell’Economia o Cdp, di primo e secondo pilastro; l’obiettivo è dare impulso all’economia reale, fornendo anche liquidità ai progetti delle imprese italiane, oltre che a investimenti strategici in vari settori. Con gli oltre 120 miliardi dei fondi pensione e i 65 delle Casse di patrimonio e un flusso annuo di una decina di miliardi, si è stimata una fetta non indifferente da destinare ogni anno al sistema impresa. La decisione di innalzare la tassazione dei rendimenti dei fondi pensione e Casse, inclusa nel disegno di legge stabilità, ha congelato il progetto, rinviato in attesa che il clima si rassereni.
Fonte:
Il Sole 24 Ore