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Tra gennaio e maggio i “pagherò” calano del 24,5%

Tra gennaio e maggio i “pagherò” si sono ridotti di un quarto rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Questo uno dei dati significativi che emergono dall’analisi sull’andamento dei protesti levati nelle province italiane in base ai dati raccolti dalle Camere di Commercio ed elaborati da InfoCamere per conto di Unioncamere.
Il conto degli insoluti arriva ad ammontare a fine maggio a poco più di 800 milioni di euro, contro quasi 1,3 miliardi dello stesso periodo del 2013. In termini relativi, tra gennaio e maggio del 2014 i protesti levati nel paese si sono ridotti complessivamente del 24,5% nel numero e del 36,2% in valore. La diminuzione ha riguardato tutte le tipologie di effetti: dagli assegni alle cambiali alle tratte. In particolare, gli assegni revocati per mancanza di fondi sono diminuiti del 28,6% nel numero e di oltre il 33% nell`importo (il valore medio è diminuito del 7%).


Indicatori con il segno meno anche per le cambiali. Nei primi cinque mesi del 2013 ne furono firmate oltre 424 mila (per oltre 757 milioni di euro); quest’anno invece il numero è sceso a 325mila per un valore di poco inferiore ai 470 milioni di euro e un valore medio che oscilla intorno ai 1.500 euro (-19% rispetto al 2013). Infine, in diminuzione anche le tratte, strumento di pagamento residuale ma ancora in uso nel mondo degli affari: il numero di quelle non incassate nei primi cinque mesi del 2014 è diminuito del 34,8%, così come il loro valore totale sceso di oltre il 39%. Ciascuna tipologia di protesto incide in maniera assai differente sul totale degli effetti levati. Le cambiali superano l’80%, in crescita continua negli ultimi tempi, mentre gli assegni quasi il 20%. Dall’analisi della composizione percentuale del valore dei titoli si nota, però, come il contributo delle cambiali rispetto all’ammontare totale scende al 58%, mentre quello degli assegni balza a un rilevante 41%, una quota addirittura superiore di 21 punti percentuali rispetto al proprio peso sul totale dei “pagherò” raccolti dalle Camere di Commercio.

 


Fonte:

Milano Finanza

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