«Come dicono gli americani, cash is king». Quello che conta è il denaro spiega alla platea il direttore finanziario di Coeclerici.
Concetto chiaro, ma ancora più evidente in questa lunga fase di recessione economica, dove alle preoccupazioni per la mancanza di mercato in Italia si aggiungono le grandi difficoltà delle aziende nel farsi pagare dai propri clienti. Tema cruciale per la sopravvivenza delle imprese e di grandissima attualità, come dimostra l’afflusso record oltre 600 persone all’evento organizzato da Cribis D&B nella sede del Sole 24 Ore per esporre i dati più recenti sui pagamenti in Italia. Numeri che in generale non invitano all’ottimismo.
Perché quattro anni di crisi pesantissima, un quarto dell’output industriale svaporato, uno stock di crediti bancari che nel solo 2013 si è ridotto in Italia di 50 miliardi, hanno evidentemente lasciato il segno nelle strutture finanziarie aziendali, con il risultato di peggiorare ulteriormente le performance del sistema in termini di pagamenti tra imprese. I dati di Cribis D&B evidenziano nel primo trimestre 2014 una nuova riduzione nel tasso medio di puntualità, sceso al record negativo del 38%, un punto in meno rispetto al trimestre precedente, un crollo di quasi otto punti se il paragone è con lo stesso periodo del 2013.
Dodici mesi fa i ritardi “gravi”, con pagamenti scaduti da oltre 30 giorni, erano solo l’11% del totale, percentuale oggi salita al 16,1% (terzo peggior risultato in Europa dopo Polonia e Portogallo) soprattutto a causa dell’impennata del dato relativo alle Pmi. Storicamente più puntuali nei pagamenti, anche in relazione alla minore forza contrattuale rispetto alle realtà maggiori, le micro aziende fanno registrare nell’ultimo anno un’impennata del 55% dei ritardi oltre i 30 giorni.
Il tasso di puntualità medio (39,8%) resta per le Pmi ancora più che doppio rispetto alle grandi aziende (in regola solo nel 16,3% dei casi) ma il trend dei “piccoli” è nettamente sfavorevole, segno di una progressiva selezione di mercato e di una massiccia polarizzazione verso due mondi diversi: da un lato chi esporta, innova e resiste; dall’altro le realtà più sbilanciate sul mercato interno.
«Il problema spiega l’ad di Cribis D&B Marco Preti è che i ritardi gravi stanno diventando la normalità, in un momento in cui oltretutto i tempi medi concordati comunque si allungano e il recepimento della direttiva Ue resta in gran parte sulla carta». Dal punto di vista settoriale la maglia nera spetta ancora una volta al settore del commercio al dettaglio, puntuale nei pagamenti solo nel 26,3% dei casi e con ritardi oltre i 30 giorni per una percentuale addirittura superiore. Agricoltura, finanza e servizi sono invece i comparti più puntuali, con saldi per tempo nell’ordine del 50% dei casi. In termini geografici esistono due realtà: da un lato il Nord, con tassi di puntualità ben superiori al 40% e vicini al 50% in Emilia-Romagna, regione più virtuosa; dall’altro il Mezzogiorno, con pagamenti saldati per tempo solo nel 25,1% dei casi e percentuali ancora più basse in Sicilia, Campania e Calabria, aree che chiudono la classifica.
I casi aziendali esposti nel corso del convegno, da Stock (alcolici) a Coeclerici (shipping), da Motul (lubrificanti) a Jas (logistica) dimostrano tuttavia che gli sforzi per ridurre l’impatto di questi rischi si stanno moltiplicando, con azioni incisive sulle analisi di mercato, l’assegnazione di rating continui, il monitoraggio delle performance, la scelta di diversificazione geografica e distributiva, l’intervento diretto dei comitati esecutivi in fase di monitoraggio e valutazione. «Questi esempi aggiunge Preti dimostrano che migliorare è possibile, gli strumenti per farlo ci sono e questo mi pare il messaggio fondamentale che arriva oggi».
Autore: Luca Orlando
Fonte:
Il Sole 24 ore
«Come dicono gli americani, cash is king». Quello che conta è il denaro spiega alla platea il direttore finanziario di Coeclerici.
Concetto chiaro, ma ancora più evidente in questa lunga fase di recessione economica, dove alle preoccupazioni per la mancanza di mercato in Italia si aggiungono le grandi difficoltà delle aziende nel farsi pagare dai propri clienti. Tema cruciale per la sopravvivenza delle imprese e di grandissima attualità, come dimostra l’afflusso record oltre 600 persone all’evento organizzato da Cribis D&B nella sede del Sole 24 Ore per esporre i dati più recenti sui pagamenti in Italia. Numeri che in generale non invitano all’ottimismo.
Perché quattro anni di crisi pesantissima, un quarto dell’output industriale svaporato, uno stock di crediti bancari che nel solo 2013 si è ridotto in Italia di 50 miliardi, hanno evidentemente lasciato il segno nelle strutture finanziarie aziendali, con il risultato di peggiorare ulteriormente le performance del sistema in termini di pagamenti tra imprese. I dati di Cribis D&B evidenziano nel primo trimestre 2014 una nuova riduzione nel tasso medio di puntualità, sceso al record negativo del 38%, un punto in meno rispetto al trimestre precedente, un crollo di quasi otto punti se il paragone è con lo stesso periodo del 2013.
Dodici mesi fa i ritardi “gravi”, con pagamenti scaduti da oltre 30 giorni, erano solo l’11% del totale, percentuale oggi salita al 16,1% (terzo peggior risultato in Europa dopo Polonia e Portogallo) soprattutto a causa dell’impennata del dato relativo alle Pmi. Storicamente più puntuali nei pagamenti, anche in relazione alla minore forza contrattuale rispetto alle realtà maggiori, le micro aziende fanno registrare nell’ultimo anno un’impennata del 55% dei ritardi oltre i 30 giorni.
Il tasso di puntualità medio (39,8%) resta per le Pmi ancora più che doppio rispetto alle grandi aziende (in regola solo nel 16,3% dei casi) ma il trend dei “piccoli” è nettamente sfavorevole, segno di una progressiva selezione di mercato e di una massiccia polarizzazione verso due mondi diversi: da un lato chi esporta, innova e resiste; dall’altro le realtà più sbilanciate sul mercato interno.
«Il problema spiega l’ad di Cribis D&B Marco Preti è che i ritardi gravi stanno diventando la normalità, in un momento in cui oltretutto i tempi medi concordati comunque si allungano e il recepimento della direttiva Ue resta in gran parte sulla carta». Dal punto di vista settoriale la maglia nera spetta ancora una volta al settore del commercio al dettaglio, puntuale nei pagamenti solo nel 26,3% dei casi e con ritardi oltre i 30 giorni per una percentuale addirittura superiore. Agricoltura, finanza e servizi sono invece i comparti più puntuali, con saldi per tempo nell’ordine del 50% dei casi. In termini geografici esistono due realtà: da un lato il Nord, con tassi di puntualità ben superiori al 40% e vicini al 50% in Emilia-Romagna, regione più virtuosa; dall’altro il Mezzogiorno, con pagamenti saldati per tempo solo nel 25,1% dei casi e percentuali ancora più basse in Sicilia, Campania e Calabria, aree che chiudono la classifica.
I casi aziendali esposti nel corso del convegno, da Stock (alcolici) a Coeclerici (shipping), da Motul (lubrificanti) a Jas (logistica) dimostrano tuttavia che gli sforzi per ridurre l’impatto di questi rischi si stanno moltiplicando, con azioni incisive sulle analisi di mercato, l’assegnazione di rating continui, il monitoraggio delle performance, la scelta di diversificazione geografica e distributiva, l’intervento diretto dei comitati esecutivi in fase di monitoraggio e valutazione. «Questi esempi aggiunge Preti dimostrano che migliorare è possibile, gli strumenti per farlo ci sono e questo mi pare il messaggio fondamentale che arriva oggi».
Autore: Luca Orlando
Fonte:
Il Sole 24 ore