Scelti per voi

Prelios e Fortress :in dismissione 50 mld di npl bancari

Sono a buon punto i negoziati tra Prelios e Fortress per unire le attività italiane delle due società in materia di sgr e, soprattutto, di gestione dei non performing loans.
L’accordo preliminare, annunciato da Prelios ad inizio aprile, in occasione della pubblicazione dei dati di bilancio, si starebbe sviluppando in senso positivo.
 In pratica, secondo indiscrezioni, oltre alla firma mancherebbero solo gli ultimi dettagli.
 Vacanze pasquali e ponti vari permettendo, i tempi sarebbero comunque maturi per la celebrazione del matrimonio.
 Anzi, dei matrimoni.
 Saliranno all’altare la coppia Prelios sgr con Torre sgr, in cui è la società di gestione dell’ex Pirelli Re a fare la parte del leone, e quella Prelios Credit Servicing con Italfondiario, con la controllata di Fortress di dimensioni maggiori.
Peraltro le due società, pur non avendo ancora consumato, mostrano intenzioni molto serie sul fronte npl.
 Assieme stanno partecipando alla gara per aggiudicarsi la maggioranza di Release, la bad bank del Banco Popolare, e sempre a braccetto sono in corsa per la unit degli npl di Unicredit.
 A convincere le due realtà a spingere sull’acceleratore per procedere con l’integrazione delle rispettive realtà industriali hanno avuto un ruolo importante proprio le prospettive, sempre più interessanti, del business dei crediti problematici.
 Le banche italiane sarebbero sedute su 160 miliardi di euro di crediti variamente incagliati.
 E si tratta di stime prudenti: c’è anche chi ipotizza che il conto totale possa superare i 200 miliardi.
 Del totale, peraltro, circa il 70% è riconducibile a debiti contratti a fronte di un’ipoteca immobiliare (mutui o finanziamenti a imprese del real estate).
 Un boccone ghiotto per gli operatori del settore, su cui sino a poco fa è stato praticamente impossibile affondare i denti.
 Le banche italiane, che hanno stoicamente resistito a qualsiasi vendita dei crediti problematici per non intaccare la propria stabilità patrimoniale, e soprattutto per non compromettere la presa di azionisti in brache di tela o comunque non disposti a investire risorse, appaiono sempre più ansiose di disfarsi di questa zavorra.
 In molte stanno considerando di recuperare la “spazzatura” in precedenza nascosta sotto il tappeto e ficcarla in entità separate o in bad bank.
 Comunque esternalizzando.
 Un po’ per dare una lucidata ai conti in vista degli stress test Bce, un po’ anche a fronte di piani industriali che, praticamente senza eccezioni, prevedono tagli di personale e chiusura di alcune unit operative non di core business.
 In tutto la massa di npl che finirà sul mercato nei prossimi 3 anni è stimata tra 50 e 60 miliardi di euro.
 Secondo la stampa americana, peraltro, sarebbero molti gli investitori opportunistici Usa che hanno fiutato l’affare e si sono messi in moto per coglierlo.
 Spesso si tratta di realtà non presenti in Italia, in cerca quindi di partner locali con cui entrare nel giro.
 Qui grandi gruppi, a cominciare da Beni Stabili assieme a Gabetti, hanno dichiarato di guardare con molto interesse al business degli npl.
Prendere in fretta posto sul mercato, meglio se da una posizione di forza, è quindi una priorità.


Autore: Vittorio Zirnstein
Fonte:

Monitor Immobiliare

Credit Village è oggi il punto di incontro e riferimento - attraverso le sue tre aree, web, editoria, eventi - di professionisti, manager, imprenditori e operatori della gestione del credito. Nasce nel 2002 con l’intento di diffondere anche in Italia, così come avveniva nel mondo anglosassone, la cultura del Credit e Collection Management.