L’ampio stock di sofferenze in pancia alle banche italiane, in larga parte sui prestiti alle imprese, continua a limitarne la profittabilità e la capacità di fare credito.
Per far ripartire i finanziamenti delle banche all’economia, gli istituti di credito devono quindi affrontare rapidamente la questione, procedendo a un rafforzamento dei bilanci.
E’ quanto mette in evidenza il primo capitolo del Global Financial Stability Report, documento stilato dal Fondo monetario internazionale e dedicato ai possibili elementi di rischio alla stabilità finanziaria globale.
“Le banche nei paesi europei più sottoposti a stress continuano a essere appesantite dall’ampio stock di sofferenze, in larga parte risultato dall’eccesso di debito corporate e dal rallentamento dell’economia”, scrive il Fmi.
Secondo il rapporto, nel 2012 l’esposizione delle banche italiane alle imprese i cui utili prima delle tasse sono inferiori alla spesa per interessi costituisce tra il 20 e il 30% del totale del debito corporate. Tale esposizione è definita “significativa” e “persistente”.
Secondo i dati diffusi oggi da Bankitalia, a febbraio il complesso delle sofferenze bancarie è cresciuto del 24,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
A livello assoluto, il valore dei crediti ‘non performing’ ammonta a 162,038 miliardi contro 127,655 miliardi di febbraio 2013 da 160,428 miliardi il mese precedente (126,146 miliardi a gennaio dell’anno scorso).
AGIRE SU BUFFER E SOFFERENZE PER FAR RIPARTIRE CREDITO
Per il Fondo monetario le richieste da parte delle autorità regolatorie di incrementare la quota di accantonamenti e gli sforzi degli istituti di migliorare il loro coefficiente patrimoniale hanno permesso ai sistemi bancari di molti Paesi dell’area euro, tra cui l’Italia, di stabilizzare i buffer sulle sofferenze, nonostante la continua crescita di queste ultime.
Il prezzo, riconosce il Fmi, è una riduzione dei ricavi nella disponibilità degli istituti.
In ogni caso, “risanare i bilanci bancari e risolvere la questione delle sofferenze sono elementi chiave per far ripartire il credito” in Italia e nelle altre economie della periferia dell’euro, ribadisce il Fmi.
Le principali banche italiane hanno chiuso il 2013 in rosso, proprio a causa di accantonamenti straordinari sui crediti deteriorati, oltre che per svalutazioni sugli avviamenti.
In particolare UniCredit ha archiviato l’anno in perdita per 14 miliardi dopo accantonamenti su crediti per 13,7 e svalutazioni su avviamenti per 9,3 miliardi. Intesa Sanpaolo ha invece sofferto una perdita di 4,55 miliardi dopo aver stanziato a fronte di rischi su crediti 7,13 miliardi e svaluto gli avviamenti per 5,8 miliardi.
Secondo una simulazione, se venisse aumentato di 130 punti base il buffer di capitale, il livello di credito delle banche italiane potrebbe aumentare di oltre il 5% in quattro anni.
Analogamente una riduzione di 140 punti base della quota dei crediti dubbi e deteriorati sul totale, aumenterebbe il livello di credito del 4%-5% nello stesso arco temporale.
Tuttavia, rispetto ad altri Paesi, rileva il Fmi “per l’Italia, i risultati della riduzione dei crediti deteriorati sono in qualche modo più ritardati”.
C’è incertezza sulle cause, ma “una possibilità è l’esteso affidamento alla banca di relazione. Questo modello bancario potrebbe rendere le banche più tolleranti sui deterioramenti della qualità degli asset nel breve termine, prima di restringere i criteri di credito, rispetto a un approccio più meccanico”.
ACCELERARE RIORDINO BILANCI SENZA SCOSSE
Gli sforzi e i progressi nel processo di pulizia dei bilanci dalle sofferenze, nell’intera zona euro, sono avvenuti a rilento, per una serie di fattori, anche di natura tecnico-operativa.
Il problema, sottolinea il Fmi, è accelerare tale processo senza compromettere il miglioramento del sentiment del mercato.
In questo senso “potrebbero aiutare ulteriori misure espansive”, che generando domanda nell’economia, potrebbero contribuire a migliorare la salute dei bilanci.
Allo stesso tempo la Bce, nel condurre un esame credibile e trasparente della qualità degli asset nei bilanci bancari, deve assicurarsi che inattese lacune siano colmabili dai rimedi e che tutto questo sia comunicato al mercato senza intaccarne il mood positivo, avverte l’organismo di Washington.
RIVEDERE REGOLE FONDI PENSIONE E ASSICURAZIONI SU MINIBOND
Il Fmi, nell’intento di far ripartire l’afflusso di credito all’economia, suggerisce di valutare la possibilità di concedere credito da parte di istituzioni che detengono direttamente prestiti di lunga durata, come fondi pensione e assicurazioni vita.
L’Italia, insieme alla Spagna, ha recentemente lanciato dei mercati per i mini-bond delle piccole e medie imprese. “Per rafforzare tale mercato, le autorità dovrebbero rivedere ogni restrizione sugli investimenti in tali strumenti da parte di fondi pensione e assicurativi e potrebbero valutare incentivi temporanei”.
Autore: Elvira Pollina
Fonte:
Reuters Italia
L’ampio stock di sofferenze in pancia alle banche italiane, in larga parte sui prestiti alle imprese, continua a limitarne la profittabilità e la capacità di fare credito.
Per far ripartire i finanziamenti delle banche all’economia, gli istituti di credito devono quindi affrontare rapidamente la questione, procedendo a un rafforzamento dei bilanci.
E’ quanto mette in evidenza il primo capitolo del Global Financial Stability Report, documento stilato dal Fondo monetario internazionale e dedicato ai possibili elementi di rischio alla stabilità finanziaria globale.
“Le banche nei paesi europei più sottoposti a stress continuano a essere appesantite dall’ampio stock di sofferenze, in larga parte risultato dall’eccesso di debito corporate e dal rallentamento dell’economia”, scrive il Fmi.
Secondo il rapporto, nel 2012 l’esposizione delle banche italiane alle imprese i cui utili prima delle tasse sono inferiori alla spesa per interessi costituisce tra il 20 e il 30% del totale del debito corporate. Tale esposizione è definita “significativa” e “persistente”.
Secondo i dati diffusi oggi da Bankitalia, a febbraio il complesso delle sofferenze bancarie è cresciuto del 24,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
A livello assoluto, il valore dei crediti ‘non performing’ ammonta a 162,038 miliardi contro 127,655 miliardi di febbraio 2013 da 160,428 miliardi il mese precedente (126,146 miliardi a gennaio dell’anno scorso).
AGIRE SU BUFFER E SOFFERENZE PER FAR RIPARTIRE CREDITO
Per il Fondo monetario le richieste da parte delle autorità regolatorie di incrementare la quota di accantonamenti e gli sforzi degli istituti di migliorare il loro coefficiente patrimoniale hanno permesso ai sistemi bancari di molti Paesi dell’area euro, tra cui l’Italia, di stabilizzare i buffer sulle sofferenze, nonostante la continua crescita di queste ultime.
Il prezzo, riconosce il Fmi, è una riduzione dei ricavi nella disponibilità degli istituti.
In ogni caso, “risanare i bilanci bancari e risolvere la questione delle sofferenze sono elementi chiave per far ripartire il credito” in Italia e nelle altre economie della periferia dell’euro, ribadisce il Fmi.
Le principali banche italiane hanno chiuso il 2013 in rosso, proprio a causa di accantonamenti straordinari sui crediti deteriorati, oltre che per svalutazioni sugli avviamenti.
In particolare UniCredit ha archiviato l’anno in perdita per 14 miliardi dopo accantonamenti su crediti per 13,7 e svalutazioni su avviamenti per 9,3 miliardi. Intesa Sanpaolo ha invece sofferto una perdita di 4,55 miliardi dopo aver stanziato a fronte di rischi su crediti 7,13 miliardi e svaluto gli avviamenti per 5,8 miliardi.
Secondo una simulazione, se venisse aumentato di 130 punti base il buffer di capitale, il livello di credito delle banche italiane potrebbe aumentare di oltre il 5% in quattro anni.
Analogamente una riduzione di 140 punti base della quota dei crediti dubbi e deteriorati sul totale, aumenterebbe il livello di credito del 4%-5% nello stesso arco temporale.
Tuttavia, rispetto ad altri Paesi, rileva il Fmi “per l’Italia, i risultati della riduzione dei crediti deteriorati sono in qualche modo più ritardati”.
C’è incertezza sulle cause, ma “una possibilità è l’esteso affidamento alla banca di relazione. Questo modello bancario potrebbe rendere le banche più tolleranti sui deterioramenti della qualità degli asset nel breve termine, prima di restringere i criteri di credito, rispetto a un approccio più meccanico”.
ACCELERARE RIORDINO BILANCI SENZA SCOSSE
Gli sforzi e i progressi nel processo di pulizia dei bilanci dalle sofferenze, nell’intera zona euro, sono avvenuti a rilento, per una serie di fattori, anche di natura tecnico-operativa.
Il problema, sottolinea il Fmi, è accelerare tale processo senza compromettere il miglioramento del sentiment del mercato.
In questo senso “potrebbero aiutare ulteriori misure espansive”, che generando domanda nell’economia, potrebbero contribuire a migliorare la salute dei bilanci.
Allo stesso tempo la Bce, nel condurre un esame credibile e trasparente della qualità degli asset nei bilanci bancari, deve assicurarsi che inattese lacune siano colmabili dai rimedi e che tutto questo sia comunicato al mercato senza intaccarne il mood positivo, avverte l’organismo di Washington.
RIVEDERE REGOLE FONDI PENSIONE E ASSICURAZIONI SU MINIBOND
Il Fmi, nell’intento di far ripartire l’afflusso di credito all’economia, suggerisce di valutare la possibilità di concedere credito da parte di istituzioni che detengono direttamente prestiti di lunga durata, come fondi pensione e assicurazioni vita.
L’Italia, insieme alla Spagna, ha recentemente lanciato dei mercati per i mini-bond delle piccole e medie imprese. “Per rafforzare tale mercato, le autorità dovrebbero rivedere ogni restrizione sugli investimenti in tali strumenti da parte di fondi pensione e assicurativi e potrebbero valutare incentivi temporanei”.
Autore: Elvira Pollina
Fonte:
Reuters Italia