«Dobbiamo investire sul capitale umano per il progresso del Paese e per ritrovare la ripresa». Lo ha detto il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, parlando con i giornalisti a conclusione del suo intervento al convegno di Bari organizzato da Csc Confindustria. Sono le imprese che negli otto lunghi anni della crisi «hanno tenuto insieme il Paese», ha sottolineato il numero uno degli industriali. «Se guardate l’andamento del Pil italiano aggregato e lo confrontate con il Pil generato da export – ha detto Squinzi – vedrete con plastica evidenza ciò che ha tenuto insieme il paese in questi otto lunghissimi anni. Le imprese innovatrici che hanno investito sul capitale umano».
Serve uno Stato meno oppressivo per le imprese
Squinzi chiede uno Stato meno oppressivo nei confronti delle imprese perché «l’Italia é il luogo dove fare l’imprenditore é quasi un gesto eroico». Siamo «il luogo in Europa dove é più forte una cultura ostile all’impresa. Dove fare l’imprenditore é un combattimento continuo non con il mercato, ma con le vecchie regole della burocrazia, le carte, il fisco. Per fare un’impresa in Italia serve più coraggio che altrove». Rivolgendosi al governo, Squinzi rimarca: «Dica finalmente che il capitale sociale si crea nell’impresa e agisca di conseguenza. Avrà così tutto il nostro appoggio».
Basta immobilismo
Tra gli «imprenditori c’è la percezione netta e diffusa della necessità di avviare un cambiamento profondo nella società», ha sottolineato il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. «Ogni giorno – ha aggiunto Squinzi – misuriamo costi altissimi di un immobilismo di maniera, durato troppo a lungo».
C’è bisogno di cambiamenti e di riforme
«Siamo in una fase istituzionale e politica – ha spiegato Squinzi – delicata ed è forte la speranza che la politica faccia finalmente sbocciare forte e rigoglioso il cambiamento». Ha detto di apprezzare e stimare il governatore della Banca d’Italia. Per Squinzi il governatore Visco si è riferito ieri nelle sue osservazioni a considerazioni che risalgono a Guido Carli. «I tempi sono cambiati. Confindustria, la mia Confindustria sta puntando a mettere come esempio di tutto il sistema industriale aziende innovative che hanno fatto del capitale umano la chiave di competitività sul mercato globale. Altrimenti non si spiegherebbe come la manifattura italiana sia leader sul mercato mondiale». Quanto alle riflessioni di oggi del Governatore di Bankitalia, Squinzi ha detto che «è chiaro che abbiamo bisogno di cambiamenti, di riforme. Noi siamo per le riforme e sosterremo un governo che le farà veramente, per il Paese». Sulla dimensione eccessivamente piccola delle aziende italiane si è detto d’accordo con Visco: «è esattamente quello che dico». Squinzi ha comunque invitato a «non dimenticare che ci sono tantissime imprese italiane che sono competitive nel mercato globale e che questi investimenti e questa visione li hanno già adottati da tempo». Imprese che «sono molto coerenti» con questo approccio «altrimenti non si spiega come potremmo avere tanti settori in cui la manifattura italiana e’ leader mondiale».
Il Parlamento confermi il decreto lavoro
Poi il decreto lavoro, che ha iniziato il suo iter di conversione in legge alla Camera. Sul decreto lavoro, ha aggiunto, ci sono «segni chiari di volontà di cambiare. Ora occorre che il Parlamento confermi la scelta» del governo sul decreto lavoro «in fase di conversione».
Due cicli di recessione hanno bruciato il 9% del Pil
«Due cicli recessivi hanno bruciato il 9% del Pil e un quarto della produzione industriale del Paese. Buona parte di questo capitale sociale perduto sono imprese e lavoro», ha detto Squinzi. «Un’altra parte delle nostre imprese combatte con grande difficoltà sul mercato interno, che in alcuni settori ha avuto un vero e proprio tracollo, e patisce le ristrettezze del credito. Ma a fronte di una situazione difficile, da imprenditori non ci perdiamo d’animo. Anzi».
Modesti i pagamenti dei debiti Pa
Il presidente di Confindustria ha sottolineato anche il problema del credito e in primo luogo ha parlato dei debiti della Pubblica amministrazione. «Il problema del credito, dal nostro punto di vista, richiederebbe innanzitutto una battaglia, che sto portando avanti personalmente da maggio dell’anno scorso, con il supporto del presidente della Repubblica, e cioé il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione a cui è stata messa mano solo in maniera molto modesta». Stiamo parlando, ha precisato Squinzi, «di poco più di 20 miliardi a fronte di un ammontare complessivo che non si conosce ma che probabilmente è nell’ordine del 100 miliardi».
Fonte:
Il Sole 24 Ore
«Dobbiamo investire sul capitale umano per il progresso del Paese e per ritrovare la ripresa». Lo ha detto il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, parlando con i giornalisti a conclusione del suo intervento al convegno di Bari organizzato da Csc Confindustria. Sono le imprese che negli otto lunghi anni della crisi «hanno tenuto insieme il Paese», ha sottolineato il numero uno degli industriali. «Se guardate l’andamento del Pil italiano aggregato e lo confrontate con il Pil generato da export – ha detto Squinzi – vedrete con plastica evidenza ciò che ha tenuto insieme il paese in questi otto lunghissimi anni. Le imprese innovatrici che hanno investito sul capitale umano».
Serve uno Stato meno oppressivo per le imprese
Squinzi chiede uno Stato meno oppressivo nei confronti delle imprese perché «l’Italia é il luogo dove fare l’imprenditore é quasi un gesto eroico». Siamo «il luogo in Europa dove é più forte una cultura ostile all’impresa. Dove fare l’imprenditore é un combattimento continuo non con il mercato, ma con le vecchie regole della burocrazia, le carte, il fisco. Per fare un’impresa in Italia serve più coraggio che altrove». Rivolgendosi al governo, Squinzi rimarca: «Dica finalmente che il capitale sociale si crea nell’impresa e agisca di conseguenza. Avrà così tutto il nostro appoggio».
Basta immobilismo
Tra gli «imprenditori c’è la percezione netta e diffusa della necessità di avviare un cambiamento profondo nella società», ha sottolineato il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. «Ogni giorno – ha aggiunto Squinzi – misuriamo costi altissimi di un immobilismo di maniera, durato troppo a lungo».
C’è bisogno di cambiamenti e di riforme
«Siamo in una fase istituzionale e politica – ha spiegato Squinzi – delicata ed è forte la speranza che la politica faccia finalmente sbocciare forte e rigoglioso il cambiamento». Ha detto di apprezzare e stimare il governatore della Banca d’Italia. Per Squinzi il governatore Visco si è riferito ieri nelle sue osservazioni a considerazioni che risalgono a Guido Carli. «I tempi sono cambiati. Confindustria, la mia Confindustria sta puntando a mettere come esempio di tutto il sistema industriale aziende innovative che hanno fatto del capitale umano la chiave di competitività sul mercato globale. Altrimenti non si spiegherebbe come la manifattura italiana sia leader sul mercato mondiale». Quanto alle riflessioni di oggi del Governatore di Bankitalia, Squinzi ha detto che «è chiaro che abbiamo bisogno di cambiamenti, di riforme. Noi siamo per le riforme e sosterremo un governo che le farà veramente, per il Paese». Sulla dimensione eccessivamente piccola delle aziende italiane si è detto d’accordo con Visco: «è esattamente quello che dico». Squinzi ha comunque invitato a «non dimenticare che ci sono tantissime imprese italiane che sono competitive nel mercato globale e che questi investimenti e questa visione li hanno già adottati da tempo». Imprese che «sono molto coerenti» con questo approccio «altrimenti non si spiega come potremmo avere tanti settori in cui la manifattura italiana e’ leader mondiale».
Il Parlamento confermi il decreto lavoro
Poi il decreto lavoro, che ha iniziato il suo iter di conversione in legge alla Camera. Sul decreto lavoro, ha aggiunto, ci sono «segni chiari di volontà di cambiare. Ora occorre che il Parlamento confermi la scelta» del governo sul decreto lavoro «in fase di conversione».
Due cicli di recessione hanno bruciato il 9% del Pil
«Due cicli recessivi hanno bruciato il 9% del Pil e un quarto della produzione industriale del Paese. Buona parte di questo capitale sociale perduto sono imprese e lavoro», ha detto Squinzi. «Un’altra parte delle nostre imprese combatte con grande difficoltà sul mercato interno, che in alcuni settori ha avuto un vero e proprio tracollo, e patisce le ristrettezze del credito. Ma a fronte di una situazione difficile, da imprenditori non ci perdiamo d’animo. Anzi».
Modesti i pagamenti dei debiti Pa
Il presidente di Confindustria ha sottolineato anche il problema del credito e in primo luogo ha parlato dei debiti della Pubblica amministrazione. «Il problema del credito, dal nostro punto di vista, richiederebbe innanzitutto una battaglia, che sto portando avanti personalmente da maggio dell’anno scorso, con il supporto del presidente della Repubblica, e cioé il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione a cui è stata messa mano solo in maniera molto modesta». Stiamo parlando, ha precisato Squinzi, «di poco più di 20 miliardi a fronte di un ammontare complessivo che non si conosce ma che probabilmente è nell’ordine del 100 miliardi».
Fonte:
Il Sole 24 Ore