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Contro la deflazione più credito alle Pmi

L’Europa monetaria attraversa il guado per uscire dalla recessione e consolidare la ripresa. Ma le insidie sono ancora notevoli, richiedono azioni simultanee e rapide, anche di politica monetaria. In un coraggioso discorso a SciencesPo, il presidente della Bce, Mario Draghi, ha sottolineato i successi ottenuti, ma ha anche riconosciuto che il rischio di deflazione non è ancora superato. Se si calcolasse il tasso di inflazione al netto degli impulsi derivanti dalle imposte indirette, si riscontrerebbe che diversi Paesi sono ancora in zona critica. Quali sono le azioni che la Bce può intraprendere? Potrebbe ancora ridurre i tassi di interesse, ma i risultati concreti sul processo di creazione del credito sarebbero trascurabili; gli effetti-annuncio potrebbero essere addirittura perversi, a fronte dei risultati positivi registrati negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Si potrebbero applicare tassi di interesse negativi sulle riserve bancarie. Chi scrive ha sostenuto che vincoli sul capitale meno complessi e meno rigidi dovrebbero essere accompagnati da un rinnovato ricorso allo strumento delle riserve bancarie. La base monetaria è l’unica attività priva di rischio in una unione monetaria imperfetta. La stabilità delle banche sarebbe favorita non solo con vincoli sul passivo, ma anche sull’attivo. Tassi di interesse negativi sulle riserve potrebbero avere un impatto indiretto per contenere indesiderati e indesiderabili ulteriori apprezzamenti dell’Euro, ma creerebbero tensioni con le altre  grandi monete.

Il problema delle relazioni di cambio fra le principali monete va affrontato nel contesto di un dialogo globale. In conclusione, il ricorso a tassi di interesse negativi sulle riserve presenta controindicazioni. La strada da percorrere è quella di interventi diretti di acquisto di Abs (Asset Backed Securities) emessi dalle banche, aventi come sottostante i prestiti alle Pmi. Queste imprese hanno specificità intrinseche nella struttura dei finanziamenti esterni. I costi di monitoraggio e di valutazione esterna sono necessariamente elevati.

Le Pmi hanno sofferto di più delle medio-grandi la crisi prolungata: la distruzione creativa schumpeteriana ha agito in profondità. Occorre oggi selettivamente operare per rilanciare attività e occupazione in questo segmento fondamentale per una ripresa sostenibile. Accanto alle iniziative di potenziamento del credito non bancario, che vanno in Europa sotto il cappello Eltif (European Long Term Investment Funds), il modello Abs proposto ridurrebbe i vincoli di capitale della trasposizione europea di Basilea III, che possono determinare de-leveraging “cattivo”; eviterebbe le critiche all’interno della stessa Bce su schemi incentrati sul finanziamento monetario dei debiti sovrani; favorirebbe la graduale creazione di strumenti alternativi di ricorso ai mercati dei capitali. Lo schema proposto si articola su tre azioni concomitanti: (i) la creazione di un mercato europeo integrato di titoli Abs/Pmi, sotto la supervisione e il coordinamento della European Securities and Markets Authorithy (Esma), nell’ambito di un’azione coordinata con la stessa Bce e la Banca Europea per gli Investimenti (Bei); (ii) la predisposizione di interventi diretti di acquisto sul mercato da parte della Bce, che si avvarrebbe al meglio dell’esperienza che sta accumulando nella cosiddetta Aqr (Asset Quality Review) delle banche, sottoposte al meccanismo unico di supervisione nell’ambito dell’Unione bancaria; (iii) l’attivazione di forme di garanzia delle strutture in tranches dei portafogli di credito Abs.

Le garanzie sarebbero fornite, in primo luogo, dalle stesse banche che emettono i titoli. Sarebbero, infatti, trattenute quote delle tranches più rischiose per evitare il possibile azzardo morale. I fondi di garanzia nazionali, che operano in tutti i Paesi dell’Eurozona, contribuirebbero alle strutture di garanzia, secondo sistemi coerenti a livello europeo. La Commissione e la stessa Bei potrebbero svolgere un ruolo nei meccanismi di garanzia, sulla base di esperienze già acquisite. Lo schema Abs/Bce qui delineato sarebbe il più valido complemento e sostegno ai fondi di investimento a lungo termine di cui l’Europa si sta dotando. È di questi giorni l’avanzamento del trilogo sull’argomento. Il modello proposto non è alternativo ai covered bonds (obbligazioni garantite). Per l’Italia, è inoltre urgente definire una piattaforma/ cabina di regia che faciliti l’intervento delle diverse famiglie di investitori, italiani e internazionali, potenzialmente interessati alla gestione e al recupero dei crediti problematici.

In un gioco reciproco di cause ed effetti, l’intelligente gestione dei problem loans facilita la ripresa e aiuta le banche a superare condizioni di credit crunch. Pochi hanno osservato in Europa il successo che ha avuto negli Stati Uniti lo schema Tarp (Troubled Asset Relief Programme) attuato fra l’ottobre 2008 e l’ottobre 2010 dal Tesoro americano in stretto concerto con la Fed.

A rendiconto, a fine 2013, gli interventi effettuati pari a 250 miliardi di dollari a favore di tutte le banche, sulla base di un principio di investimento e non di fondo perduto, si sono chiusi con un guadagno netto del Tesoro (e del contribuente) dell’ordine del 10%. Favorire l’incontro fra le banche e i fondi specializzati, secondo schemi articolati sulla base delle diverse caratteristiche dei prestiti in difficoltà, dei settori di attività e delle dimensioni delle banche, sarebbe un elemento fondamentale per far ripartire l’economia. Occorre peraltro meglio definire le regole di securitization dei crediti problematici e introdurre idonee forme di supervisione e di garanzia. È necessario rivisitare il ruolo dei Confidi, seguendo le chiare indicazioni offerte dalla stessa Banca


Autore: Rainer Masera
Fonte:

Repubblica

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