Per la complessa operazione di recupero dei ritardi nei pagamenti della Pubblica amministrazione alle imprese è scattato il conto alla rovescia della Ragioneria generale dello Stato. Il titolare del dipartimento, Mario Canzio, in una circolare diramata qualche giorno fa ha dettato i tempi della due diligence sulle passività pregresse delle amministrazioni centrali.
Tutti i ministeri dovranno accertare entro la fine del mese le posizioni debitorie cumulate nel corso del 2011 e segnalarle all’Ispettorato generale del Bilancio, mentre entro il 30 aprile del prossimo anno dovranno aver completato la ricognizione sui cosiddetti «residui passivi perenti» che dovrebbero fotografare lo stock dei debiti cumulati e, a scadenza biennale, virtualmente cancellati dai conti di bilancio e patrimonio nonostante l’esistenza di un vincolo al rimborso.
L’accelerazione della Ragioneria risponde alle indicazioni date dal Governo con il varo del decreto liberalizzazioni, che impone appunto questa più veloce ricognizione dei debiti fuori bilancio che si sono «formati» nel 2011 ed esistenti alla data del 31 dicembre, in vista di un loro primo rimborso alle imprese.
In particolare l’operazione dovrebbe portare allo sblocco di un miliardo di euro per il rimborso di spese per consumi intermedi, mentre sullo stock dei vecchi debiti commerciali il finanziamento dei fondi speciali previsto per quest’anno è di 2,7 miliardi (da attingere dalle risorse relative a rimborsi e compensazioni di crediti d’imposta). La Ragioneria, in particolare, nella circolare chiede alle amministrazioni di spiegare dettagliatamente le cause di formazione dei debiti «e gli interventi e le misure messi in atto o previsti per evitare o contenere la formazione dei debiti». Si precisa, inoltre, che «va indicato il totale dei debiti in essere al 31 dicembre 2011 anche formatisi in esercizi anteriori al 2011 e non ancora smaltiti».
Va detto che non si tratta della prima operazione di questo tipo. L’anno scorso era stata fatta un’analoga ricognizione per la reiscrizione a bilancio di vecchie passività e il finanziamento dei fondi speciali per il rimborso fu di 2,5 miliardi (uno per fondi di partita corrente e 1,5 per fondi in conto capitale). Una cifra che ha consentito solo il parziale pagamento di una piccola parte del debito pregresso della pubblica amministrazione centrale, il cui ammontare complessivo non è ancora stato ufficialmente quantificato.
La “due diligence” coordinata dalla Ragioneria dello Stato sarà dunque fondamentale per chiarire il quadro di numeri che fino ad oggi rappresentano una sorta di grande buco nero. L’indagine più attendibile è quella della Banca d’Italia basata su questionari alle imprese industriali e dei servizi privati non finanziari con almeno 20 addetti. In base a questa ricognizione, l’indebitamento commerciale complessivo delle amministrazioni pubbliche, incluse quelle locali, sarebbe rimasto nel 2010 sostanzialmente invariato sui livelli del 2009: 4% del Pil, dunque circa 62 miliardi di euro. Cifra che va però maggiorata di oltre 30 miliardi di crediti di natura fiscale. La distribuzione tra i sottosettori, in base alle stesse elaborazioni di via Nazionale, evidenzierebbe che, per i soli beni di consumo, circa il 54% è imputabile alle Asl, il 20% ai Comuni, il 17% ai ministeri e la restante parte a regioni e ad altre amministrazioni locali.
Tuttavia il monitoraggio avviato su indicazione della Ragioneria riguarda, almeno in questa fase, esclusivamente le amministrazioni centrali. Resta così apertissima la partita con Regioni e Comuni. La stessa Banca d’Italia sottolinea che «ritardi significativi si registrano tra gli enti locali con riferimento alla spesa in conto capitale». Il patto di stabilità interno, è il tema centrale, potrebbe aver spinto gli amministratori a posticipare i pagamenti di conto capitale proprio per assicurare il rispetto dei vincoli del patto interno.
A livello regionale i numeri record restano quelli delle Asl. A Napoli la Asl 1 ha toccato il picco di 1.676 giorni per rimborsare le imprese fornitrici di apparecchiature biomedicali.
Autore: Davide Colombo
Fonte:
Il Sole 24 ore
Per la complessa operazione di recupero dei ritardi nei pagamenti della Pubblica amministrazione alle imprese è scattato il conto alla rovescia della Ragioneria generale dello Stato. Il titolare del dipartimento, Mario Canzio, in una circolare diramata qualche giorno fa ha dettato i tempi della due diligence sulle passività pregresse delle amministrazioni centrali.
Tutti i ministeri dovranno accertare entro la fine del mese le posizioni debitorie cumulate nel corso del 2011 e segnalarle all’Ispettorato generale del Bilancio, mentre entro il 30 aprile del prossimo anno dovranno aver completato la ricognizione sui cosiddetti «residui passivi perenti» che dovrebbero fotografare lo stock dei debiti cumulati e, a scadenza biennale, virtualmente cancellati dai conti di bilancio e patrimonio nonostante l’esistenza di un vincolo al rimborso.
L’accelerazione della Ragioneria risponde alle indicazioni date dal Governo con il varo del decreto liberalizzazioni, che impone appunto questa più veloce ricognizione dei debiti fuori bilancio che si sono «formati» nel 2011 ed esistenti alla data del 31 dicembre, in vista di un loro primo rimborso alle imprese.
In particolare l’operazione dovrebbe portare allo sblocco di un miliardo di euro per il rimborso di spese per consumi intermedi, mentre sullo stock dei vecchi debiti commerciali il finanziamento dei fondi speciali previsto per quest’anno è di 2,7 miliardi (da attingere dalle risorse relative a rimborsi e compensazioni di crediti d’imposta). La Ragioneria, in particolare, nella circolare chiede alle amministrazioni di spiegare dettagliatamente le cause di formazione dei debiti «e gli interventi e le misure messi in atto o previsti per evitare o contenere la formazione dei debiti». Si precisa, inoltre, che «va indicato il totale dei debiti in essere al 31 dicembre 2011 anche formatisi in esercizi anteriori al 2011 e non ancora smaltiti».
Va detto che non si tratta della prima operazione di questo tipo. L’anno scorso era stata fatta un’analoga ricognizione per la reiscrizione a bilancio di vecchie passività e il finanziamento dei fondi speciali per il rimborso fu di 2,5 miliardi (uno per fondi di partita corrente e 1,5 per fondi in conto capitale). Una cifra che ha consentito solo il parziale pagamento di una piccola parte del debito pregresso della pubblica amministrazione centrale, il cui ammontare complessivo non è ancora stato ufficialmente quantificato.
La “due diligence” coordinata dalla Ragioneria dello Stato sarà dunque fondamentale per chiarire il quadro di numeri che fino ad oggi rappresentano una sorta di grande buco nero. L’indagine più attendibile è quella della Banca d’Italia basata su questionari alle imprese industriali e dei servizi privati non finanziari con almeno 20 addetti. In base a questa ricognizione, l’indebitamento commerciale complessivo delle amministrazioni pubbliche, incluse quelle locali, sarebbe rimasto nel 2010 sostanzialmente invariato sui livelli del 2009: 4% del Pil, dunque circa 62 miliardi di euro. Cifra che va però maggiorata di oltre 30 miliardi di crediti di natura fiscale. La distribuzione tra i sottosettori, in base alle stesse elaborazioni di via Nazionale, evidenzierebbe che, per i soli beni di consumo, circa il 54% è imputabile alle Asl, il 20% ai Comuni, il 17% ai ministeri e la restante parte a regioni e ad altre amministrazioni locali.
Tuttavia il monitoraggio avviato su indicazione della Ragioneria riguarda, almeno in questa fase, esclusivamente le amministrazioni centrali. Resta così apertissima la partita con Regioni e Comuni. La stessa Banca d’Italia sottolinea che «ritardi significativi si registrano tra gli enti locali con riferimento alla spesa in conto capitale». Il patto di stabilità interno, è il tema centrale, potrebbe aver spinto gli amministratori a posticipare i pagamenti di conto capitale proprio per assicurare il rispetto dei vincoli del patto interno.
A livello regionale i numeri record restano quelli delle Asl. A Napoli la Asl 1 ha toccato il picco di 1.676 giorni per rimborsare le imprese fornitrici di apparecchiature biomedicali.
Autore: Davide Colombo
Fonte:
Il Sole 24 ore