Un bilancio di discontinuità, con maxi-rettifiche su crediti nel quarto trimestre 2013 per 7,2 miliardi e di 9,3 miliardi sugli avviamenti. Per UniCredit Group arriva la vera svolta che, senza intaccare le attese degli azionisti cui sarà riservato un dividendo in azioni, si concretizzerà nella possibilità di erogare fino a 80 miliardi di nuovo credito alle imprese in più da qui al 2018. È una prova di forza, subito apprezzata dal mercato che vede svanire i timori di un nuovo aumento di capitale.
La scelta dell’amministratore delegato di UniCredit, Federico Ghizzoni pilota la banca verso gli esami europei della Bce, ora destinati a essere superati senza incertezze grazie a un grado di copertura dei crediti del 52% che è superiore alla media europea delle banche sistemiche che si attesta al 47%. Un livello di solidità che ora permette alla prima banca italiana di accentuare il sostegno all’economia reale.
Alla vigilia della messa a punto del bilancio, i vertici di UniCredit avevano tre alternative: limitare gli accamentonamenti in modo prudenziale mantenendo i profitti sui livelli dell’anno scorso e rinviando al futuro la pulizia dei conti. Oppure puntare al pareggio di bilancio 2013, scegliendo di chiudere solo in parte la pesante eredità della lunga crisi. La scelta è caduta invece sulla terza opzione, quella della svolta definitiva sulle svalutazioni e sugli accantonamenti su crediti e avviamenti. Una drastica pulizia di bilancio che non intacca la solidità della banca, che si affaccia agli esami europei dell’asset quality review e degli stress test con un Core Tier 1 (già compresi i pieni effetti di Basilea 3) del 9,4%. E con un livello di copertura dei crediti superiore a tutti i competitor europei a parte il gruppo Credit Agricole.
In un sistema bancocentrico come quello italiano, il definitivo rilancio di UniCredit prima banca del Paese insieme a Intesa Sanpaolo è fondamentale per il sostegno che arriverà all’economia reale. «Escludendo le grandi imprese, che si finanziano sul mercato ha detto ieri Ghizzoni ora siamo in grado incrementare del 4,5% all’anno fino al 2018 il credito alle piccole e medie imprese». In attesa che dal Governo arrivino (forse) interventi di sistema a sostegno del credito dal potenziamento del fondo di garanzia per le Pmi a un diverso coinvolgimento della Cassa Depositi e Prestiti è bene che le banche si attrezzino in autonomia per dotarsi della solidità necessaria a fare impieghi. E che tutelino la redditività futura tagliando i costi, andando a ridurre seppure attraverso i fondi assistenziali del settore il personale in esubero delle filiali, sempre più superate dalla diffusione della multicanalità.
Una serie di provvedimenti, quelli presi ieri da UniCredit, che in buona parte tengono nel dovuto conto le raccomandazioni arrivate in più occasioni dalla Banca d’Italia in vista dei test europei che si conlcluderanno a ottobre. Ma che come si è visto chiaramemte ieri, con il titolo UniCredit in rialzo del 6,2% a Piazza Affari, sono stati ben accolti anche dal mercato. Per niente impaurito dall’una tantum del “rosso” contabile da 14 miliardi, temperato da un dividendo in azioni che comunque c’è (anche per le Fondazioni azioniste), e proiettato piuttosto sulle proiezioni reddituali future.
Autore: Alessandro Graziani
Fonte:
Il Sole 24 ore
Un bilancio di discontinuità, con maxi-rettifiche su crediti nel quarto trimestre 2013 per 7,2 miliardi e di 9,3 miliardi sugli avviamenti. Per UniCredit Group arriva la vera svolta che, senza intaccare le attese degli azionisti cui sarà riservato un dividendo in azioni, si concretizzerà nella possibilità di erogare fino a 80 miliardi di nuovo credito alle imprese in più da qui al 2018. È una prova di forza, subito apprezzata dal mercato che vede svanire i timori di un nuovo aumento di capitale.
La scelta dell’amministratore delegato di UniCredit, Federico Ghizzoni pilota la banca verso gli esami europei della Bce, ora destinati a essere superati senza incertezze grazie a un grado di copertura dei crediti del 52% che è superiore alla media europea delle banche sistemiche che si attesta al 47%. Un livello di solidità che ora permette alla prima banca italiana di accentuare il sostegno all’economia reale.
Alla vigilia della messa a punto del bilancio, i vertici di UniCredit avevano tre alternative: limitare gli accamentonamenti in modo prudenziale mantenendo i profitti sui livelli dell’anno scorso e rinviando al futuro la pulizia dei conti. Oppure puntare al pareggio di bilancio 2013, scegliendo di chiudere solo in parte la pesante eredità della lunga crisi. La scelta è caduta invece sulla terza opzione, quella della svolta definitiva sulle svalutazioni e sugli accantonamenti su crediti e avviamenti. Una drastica pulizia di bilancio che non intacca la solidità della banca, che si affaccia agli esami europei dell’asset quality review e degli stress test con un Core Tier 1 (già compresi i pieni effetti di Basilea 3) del 9,4%. E con un livello di copertura dei crediti superiore a tutti i competitor europei a parte il gruppo Credit Agricole.
In un sistema bancocentrico come quello italiano, il definitivo rilancio di UniCredit prima banca del Paese insieme a Intesa Sanpaolo è fondamentale per il sostegno che arriverà all’economia reale. «Escludendo le grandi imprese, che si finanziano sul mercato ha detto ieri Ghizzoni ora siamo in grado incrementare del 4,5% all’anno fino al 2018 il credito alle piccole e medie imprese». In attesa che dal Governo arrivino (forse) interventi di sistema a sostegno del credito dal potenziamento del fondo di garanzia per le Pmi a un diverso coinvolgimento della Cassa Depositi e Prestiti è bene che le banche si attrezzino in autonomia per dotarsi della solidità necessaria a fare impieghi. E che tutelino la redditività futura tagliando i costi, andando a ridurre seppure attraverso i fondi assistenziali del settore il personale in esubero delle filiali, sempre più superate dalla diffusione della multicanalità.
Una serie di provvedimenti, quelli presi ieri da UniCredit, che in buona parte tengono nel dovuto conto le raccomandazioni arrivate in più occasioni dalla Banca d’Italia in vista dei test europei che si conlcluderanno a ottobre. Ma che come si è visto chiaramemte ieri, con il titolo UniCredit in rialzo del 6,2% a Piazza Affari, sono stati ben accolti anche dal mercato. Per niente impaurito dall’una tantum del “rosso” contabile da 14 miliardi, temperato da un dividendo in azioni che comunque c’è (anche per le Fondazioni azioniste), e proiettato piuttosto sulle proiezioni reddituali future.
Autore: Alessandro Graziani
Fonte:
Il Sole 24 ore