Intesa Sanpaolo non ha bisogno di garanzie statali per sistemare i propri crediti deteriorati. “Per Intesa Sanpaolo escludo totalmente che ci possa essere la necessità di garanzie statali di alcun tipo, non ne abbiamo bisogno, non c’è niente sul tavolo”, ha dichiarato l’ad, Carlo Messina, non esprimendosi però sul fatto che un sistema di garanzie statali possa rappresentare una soluzione di successo per il sistema bancario italiano. “Per il sistema bancario non so se questa possa essere una soluzione di successo, come è stata in altri Paesi”, ha detto.
A proposito di una bad bank interna, Messina ha rimandato al piano industriale del 28 marzo di Intesa Sanpaolo in cui ci sarà “una presentazione analitica su tutti questi temi”, ma ha ammesso che “gestire una business unit di crediti deteriorati è un asse portante di qualsiasi piano che qualsiasi banca presenterà nei prossimi mesi”.
Compiaciuto del recente incremento da parte del fondo Blackrock della quota in Intesa Sanpaolo : con il 5% è il secondo maggiore azionista dopo la Compagnia Sanpaolo(9,7% del capitale), “una dimostrazione di fiducia non soltanto nella banca ma anche nel Paese”, Messina ritiene possibile che nei prossimi mesi, grazie anche ai contenuti del nuovo piano industriale, altri grandi investitori istituzionali esteri potrebbero essere attirati da un investimento in Intesa Sanpaolo. “Nel corso dei prossimi mesi, dopo che avremo presentato il piano industriale, se verrà valutato in modo positivo ci potranno essere altri investimenti da parte di investitori istituzionali”, ha dichiarato.
Messina si è anche detto favorevole a un incremento della tassazione sulle rendite finanziare se serve a favorire la domanda interna e, quindi, con vincoli di destinazione. “Non mi pronuncio sulla tassazione dei titoli di Stato, che è un argomento delicato, ma su altri aspetti di tassazione delle rendite finanziarie c’è spazio per lavorare con vincoli di destinazione”. In pratica è favorevole all’idea se i maggiori proventi saranno messi a servizio della diminuzione del cuneo fiscale o a quello che può favorire la domanda interna.
Attualmente Intesa Sanpaolo ha un portafoglio di titoli di Stato intorno a 60 miliardi di euro con una duration media di circa 1,5 anni. “Da un punto di vista del rischio, la duration è l’elemento che conta veramente ed è evidente che avere una durata media dei titoli così breve è ben diverso rispetto ad avere un portafoglio di titoli decennali. Il nostro portafoglio titoli, quindi, è poco rischioso”, ha spiegato ancora il top manager.
Messina si è infine augurato che venga trovata una soluzione positiva con Etihad su Alitalia entro la fine di aprile, pur ricordando di aver più volte ribadito che considera Air France ancora in gioco perché “secondo me non va esclusa da una possibile soluzione strutturale per Alitalia, però oggi siamo tutti concentrati sul lavoro con Etihad”.Intesa Sanpaolo è azionista e creditore di Alitalia.
In merito alle recenti indiscrezioni secondo cui il vettore degli Emirati Arabi avrebbe chiesto ai soci di Alitalia, e quindi anche a Intesa Sanpaolo, di ristrutturare il debito in cambio del proprio intervento, Messina ha infine osservato che “chiunque stia valutando un’acquisizione, chiede di ristrutturare i debiti e di lavorare sulla capacità produttiva dell’azienda. Sono elementi che fanno parte della fase negoziale”.
Tuttavia è apparso determinato a respingere al mittente qualsiasi ipotesi di questo tipo. “Loro chiederanno di ristrutturare e noi diremo che non ristrutturiamo”, pur riconoscendo che “non c’è dubbio che in una fase come questa Etihad sia l’interlocutore in grado di garantire ad Alitalia uno sviluppo molto importante”.
Dopo le dichiarazioni di Messina a Piazza Affari il titolo Intesa Sanpaolo continua a scendere dello 0,63% a quota 2,22 euro. La banca è pronta a offrire credito per oltre 150 miliardi di euro nei prossimi 4 anni a sostegno dell’economia italiana. “E’ ovvio poi che la domanda di credito non dipende da noi, ma la nostra disponibilità a sostenere le imprese c’è tutta”, ha puntualizzato in merito Messina, ricordando che Intesa Sanpaolo è la banca delle famiglie e delle imprese italiane, con oltre 400 miliardi di affidamenti e che dalla Bce ha ottenuto 36 miliardi e ne ha erogati più di 50 miliardi
Autore: Francesca Gerosa
Fonte:
Milano Finanza
Intesa Sanpaolo non ha bisogno di garanzie statali per sistemare i propri crediti deteriorati. “Per Intesa Sanpaolo escludo totalmente che ci possa essere la necessità di garanzie statali di alcun tipo, non ne abbiamo bisogno, non c’è niente sul tavolo”, ha dichiarato l’ad, Carlo Messina, non esprimendosi però sul fatto che un sistema di garanzie statali possa rappresentare una soluzione di successo per il sistema bancario italiano. “Per il sistema bancario non so se questa possa essere una soluzione di successo, come è stata in altri Paesi”, ha detto.
A proposito di una bad bank interna, Messina ha rimandato al piano industriale del 28 marzo di Intesa Sanpaolo in cui ci sarà “una presentazione analitica su tutti questi temi”, ma ha ammesso che “gestire una business unit di crediti deteriorati è un asse portante di qualsiasi piano che qualsiasi banca presenterà nei prossimi mesi”.
Compiaciuto del recente incremento da parte del fondo Blackrock della quota in Intesa Sanpaolo : con il 5% è il secondo maggiore azionista dopo la Compagnia Sanpaolo(9,7% del capitale), “una dimostrazione di fiducia non soltanto nella banca ma anche nel Paese”, Messina ritiene possibile che nei prossimi mesi, grazie anche ai contenuti del nuovo piano industriale, altri grandi investitori istituzionali esteri potrebbero essere attirati da un investimento in Intesa Sanpaolo. “Nel corso dei prossimi mesi, dopo che avremo presentato il piano industriale, se verrà valutato in modo positivo ci potranno essere altri investimenti da parte di investitori istituzionali”, ha dichiarato.
Messina si è anche detto favorevole a un incremento della tassazione sulle rendite finanziare se serve a favorire la domanda interna e, quindi, con vincoli di destinazione. “Non mi pronuncio sulla tassazione dei titoli di Stato, che è un argomento delicato, ma su altri aspetti di tassazione delle rendite finanziarie c’è spazio per lavorare con vincoli di destinazione”. In pratica è favorevole all’idea se i maggiori proventi saranno messi a servizio della diminuzione del cuneo fiscale o a quello che può favorire la domanda interna.
Attualmente Intesa Sanpaolo ha un portafoglio di titoli di Stato intorno a 60 miliardi di euro con una duration media di circa 1,5 anni. “Da un punto di vista del rischio, la duration è l’elemento che conta veramente ed è evidente che avere una durata media dei titoli così breve è ben diverso rispetto ad avere un portafoglio di titoli decennali. Il nostro portafoglio titoli, quindi, è poco rischioso”, ha spiegato ancora il top manager.
Messina si è infine augurato che venga trovata una soluzione positiva con Etihad su Alitalia entro la fine di aprile, pur ricordando di aver più volte ribadito che considera Air France ancora in gioco perché “secondo me non va esclusa da una possibile soluzione strutturale per Alitalia, però oggi siamo tutti concentrati sul lavoro con Etihad”.Intesa Sanpaolo è azionista e creditore di Alitalia.
In merito alle recenti indiscrezioni secondo cui il vettore degli Emirati Arabi avrebbe chiesto ai soci di Alitalia, e quindi anche a Intesa Sanpaolo, di ristrutturare il debito in cambio del proprio intervento, Messina ha infine osservato che “chiunque stia valutando un’acquisizione, chiede di ristrutturare i debiti e di lavorare sulla capacità produttiva dell’azienda. Sono elementi che fanno parte della fase negoziale”.
Tuttavia è apparso determinato a respingere al mittente qualsiasi ipotesi di questo tipo. “Loro chiederanno di ristrutturare e noi diremo che non ristrutturiamo”, pur riconoscendo che “non c’è dubbio che in una fase come questa Etihad sia l’interlocutore in grado di garantire ad Alitalia uno sviluppo molto importante”.
Dopo le dichiarazioni di Messina a Piazza Affari il titolo Intesa Sanpaolo continua a scendere dello 0,63% a quota 2,22 euro. La banca è pronta a offrire credito per oltre 150 miliardi di euro nei prossimi 4 anni a sostegno dell’economia italiana. “E’ ovvio poi che la domanda di credito non dipende da noi, ma la nostra disponibilità a sostenere le imprese c’è tutta”, ha puntualizzato in merito Messina, ricordando che Intesa Sanpaolo è la banca delle famiglie e delle imprese italiane, con oltre 400 miliardi di affidamenti e che dalla Bce ha ottenuto 36 miliardi e ne ha erogati più di 50 miliardi
Autore: Francesca Gerosa
Fonte:
Milano Finanza