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Gli Italiani alla ricerca della rata leggera: nel I semestre 2014 ad una domanda di mutui e prestiti ancora debole si abbinano importi richiesti più contenuti e durate dei finanziamenti più lunghe

Nonostante il progressivo miglioramento del quadro congiunturale, la perdurante incertezza circa le prospettive reddituali e le difficili condizioni sul mercato del lavoro, con un tasso di disoccupazione che si è stabilizzato su livelli record, condizionano ancora la domanda di credito da parte delle famiglie, che appare ancora debole.

A conferma di questo scenario, secondo l’ultima rilevazione del Barometro CRIF aggiornata al 30 giugno 2014, in questo primo semestre dell’anno si è ulteriormente consolidata la tendenza da parte degli Italiani ad orientarsi su soluzioni in grado di gravare meno pesantemente sul bilancio familiare, con una domanda di mutui e prestiti ancora improntata alla prudenza ma, soprattutto, con importi richiesti più contenuti e durata dei finanziamenti più lunga.

Per quanto riguarda il numero di richieste presentate agli Istituti di credito per finanziare l’acquisto di un immobile o i consumi, specie quelli di beni durevoli o di costo elevato, nel I semestre 2014 si registra un andamento a due velocità: per i mutui continua il lento recupero verso i volumi pre crisi (con un +10,3% rispetto al corrispondente semestre 2014, che attenua solo parzialmente la pesantissima contrazione del 2012), mentre si conferma ancora negativa la domanda di prestiti personali e finalizzati (-6,9%).

 

LA DOMANDA DI MUTUI IPOTECARI

Per quanto riguarda nello specifico i mutui ipotecari, il mese di giugno appena concluso ha fatto registrare una crescita del numero di richieste pari a +14,1% rispetto allo stesso mese del 2013, il dato migliore a partire da luglio 2013, mese che aveva fatto segnare l’inversione di tendenza dopo la durissima crisi che aveva caratterizzato il comparto negli anni precedenti.

A livello aggregato, la domanda di mutui registrata nei primi 6 mesi di quest’anno segna un +10,3% rispetto al pari periodo 2013, dato indubbiamente positivo ma che risulta ancora in forte ritardo rispetto agli anni 2009-2011, come evidenziato dalla tabella successiva in cui

sono riportate le variazioni percentuali (indicate in valori ponderati, cioè al netto dell’effetto prodotto dal differente numero di giorni lavorativi) relative al numero delle domande di mutui raccolte dagli istituti di credito e contribuite in EURISC, il Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF che raccoglie i dati relativi ad oltre 77 milioni di posizioni creditizie. (Vedi tabella 1 nel pdf allegato)

 

A conferma di un approccio prudente ancora non del tutto superato, l’analisi dell’importo medio richiesto presentata nell’ultimo aggiornamento del Barometro CRIF mostra come nel primo semestre del 2014 per i mutui si sia attestato a 124.655 euro contro i 127.836 dello stesso periodo del 2013, anche in virtù della contrazione del valore degli immobili oggetto di compravendita.

Questa dinamica trova riscontro anche nella distribuzione delle richieste di mutuo in funzione dell’importo: le classi in cui nei primi 6 mesi dell’anno in corso si sono maggiormente concentrate le preferenze degli italiani sono quella al di sotto dei 75.000 euro (con una quota pari al 28,5% del totale e una crescita rispetto al I semestre 2013 di 1,9 punti percentuali) e quella compresa tra i 100.000 e i 150.000 Euro (sempre con una quota del 28,5%). (Vedi tabella 2 e 3 nel pdf allegato)

 

Relativamente alla domanda di mutui per fascia di durata, invece, la classe compresa tra i 25 e i 30 anni risulta essere quella maggiormente richiesta dalle famiglie italiane, con una quota pari al 27,9% del totale. Nel complesso, le richieste di mutui con piani di rimborso inferiori ai 15 anni oggi rappresentano poco più di un quarto del totale. (Vedi tabella 4 nel pdf allegato)

LA DOMANDA DI PRESTITI

Riguardo i prestiti (nell’aggregato di prestiti personali e prestiti finalizzati), invece, il mese di giugno ha fatto registrare una contrazione del -6,1% rispetto allo stesso mese del 2013, con la conferma di un segno negativo che perdura senza discontinuità da oltre un anno.

Anche a livello aggregato, relativamente ai primi 6 mesi dell’anno in corso, si conferma la medesima dinamica negativa, con una flessione in questo caso pari a -6,9% rispetto al corrispondente periodo del 2013. La contrazione della domanda appare però ben più consistente se confrontata con il 2009 e 2010, come evidenziato nella tabella seguente. (Vedi tabella 5 nel pdf allegato).

 

Entrando maggiormente nel dettaglio, il numero di richieste relative ai soli prestiti finalizzati nel I semestre dell’anno ha fatto segnare un calo del -9,6% rispetto al pari periodo del 2013. Relativamente ai prestiti personali, invece, si conferma un decremento più contenuto, pari a -3,7% rispetto ai primi 6 mesi dello scorso anno.

Il grafico seguente evidenzia l’andamento della domanda di prestiti personali a confronto con quella dei prestiti finalizzati (sempre considerando i dati ponderati sui giorni lavorativi) a partire dall’inizio del 2009, quando la crisi economica stava cominciando a far sentire i suoi effetti: la flessione che si registra rispetto agli anni precedenti riguarda in particolare le richieste di prestiti finalizzati, che hanno risentito maggiormente del progressivo consolidamento delle difficoltà delle famiglie e della conseguente inevitabile prudenza nella gestione delle spese non considerate strettamente indispensabili, specie per l’acquisto di beni durevoli o di quelli più costosi, in primis l’auto. (Vedi tabella 6 nel pdf allegato).

Anche relativamente alla domanda di prestiti il Barometro CRIF propone un approfondimento sull’importo medio richiesto: nei primi 6 mesi dell’anno in corso, nel complesso dei prestiti personali più finalizzati, l’importo medio delle richieste è stato pari a 7.935 euro, ben distante rispetto agli 9.588 euro rilevati nel 2007, prima dello scoppio della crisi. (Vedi tabella 7 nel pdf allegato).

Per altro, la distribuzione delle richieste di prestiti personali + finalizzati nel primo semestre dell’anno vede la concentrazione di 1 richiesta su 2 nella fascia di importo inferiore ai 5.000 euro, a conferma del tentativo da parte dei consumatori di cercare soluzioni in grado di pesare il meno possibile sul reddito disponibile. (Vedi tabella 8 nel pdf allegato).

 

Entrando maggiormente nel dettaglio, nel I semestre 2014 per i prestiti finalizzati l’importo medio è stato pari a 4.952 euro (contro i 7.394 euro del pari periodo 2007) mentre per i prestiti personali si è assestato a 11.248 euro, in lieve contrazione rispetto al valore rilevato nel I semestre 2013 (quando era risultato pari a 11.324 euro) ma ben distante dai 12.781 euro registrati nel pari periodo 2007.

Prendendo in considerazione la distribuzione per fasce di importo, da gennaio a giugno 2014 tra le richieste di prestiti finalizzati la classe prevalente si conferma essere quella inferiore ai 5.000 euro, con una quota pari al 69,2% del totale, mentre sul fronte dei prestiti personali, la fascia di importo più contenuto ha rappresentato la quota predominante, con il 28,9% del totale, seguita dalla fascia tra i 5.000 e i 10.000 euro, con una quota del 28,3%.


Infine, relativamente alla durata dei prestiti richiesti (nell’aggregato di prestiti personali + finalizzati), nei primi 6 mesi del 2014 le preferenze degli Italiani si sono concentrate nella classe superiore ai 60 mesi, con il 21,5% del totale (in ulteriore, seppur lieve, crescita rispetto al corrispondente periodo 2013). Relativamente ai prestiti personali, la preferenza per la classe di rimborso più lunga ha caratterizzato addirittura il 39,3% delle richieste.

 

“L’andamento delle richieste di credito rappresenta un indicatore di straordinaria importanza per tastare tempestivamente il polso alle famiglie e valutare il loro livello di fiducia nei confronti del futuro e la propensione ad impegnarsi nell’investimento per la casa o per l’acquisto di beni durevoli o di costo più elevato – commenta Simone Capecchi, Direttore Sales & Marketing di CRIF -. Il trend che ha caratterizzato il I semestre dell’anno non sorprende affatto considerate le difficoltà che ancora coinvolgono circa 9 milioni di italiani, alle prese con una situazione di perdurante disagio occupazionale. In particolare, la mancata crescita dei redditi reali e la conseguente contrazione del potere d’acquisto hanno ulteriormente indotto le famiglie ad adottare un approccio estremamente cauto e a rinviare gli acquisti e gli investimenti non considerati strettamente indispensabili”.

 


Fonte:

CRIF

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