La spada di Damocle che minaccia le possibilità di una ripresa più robusta si chiama credit crunch. Il bollettino della Banca d’Italia spiega infatti che le condizioni di accesso al credito per le imprese sono ancora molto tese.
«Il costo della raccolta obbligazionaria delle banche è diminuito nelle principali economie dell’area dell’euro, in particolare in Spagna e in Italia» ricordano gli economisti di via Nazionale nella sintesi del rapporto diffuso ieri.
Ma, nonostante i miglioramenti, «il credito alle imprese non ha ancora beneficiato del miglioramento delle condizioni sui mercati finanziari».
Infatti il credito «è diminuito in Italia, nei tre mesi terminanti in novembre, di oltre l’8% su base annua e continua a rappresentare un freno alla ripresa». In generale, i finanziamenti all’economia hanno continuato a contrarsi (-5,6 per cento in ragione d’anno nei tre mesi terminanti a novembre). Ma questo dato si scompone in un -8,2 per cento alle imprese e un meno 2,1 per cento alle famiglie.
La flessione dei finanziamenti alle aziende negli ultimi dodici mesi, secondo quanto riporta il Bollettino, è stata più marcata per gli intermediari appartenenti ai primi cinque gruppi rispetto a quella del credito concesso dalle altre banche (rispettivamente, meno 7,3 e meno 4,6 per cento). Il calo dei prestiti erogati, si aggiunge, è stato in generale più pronunciato nei confronti delle aziende che impiegano meno di 20 addetti. Le condizioni di accesso al credito sono del resto molto differenziate per classe dimensionale d’impresa, si spiega nel Bollettino, che fa riferimento all’ultima indagine “Il Sole 24 Ore -Banca d’Italia”: la percentuale di aziende con meno di 50 addetti che hanno segnalato un deterioramento delle condizioni di offerta è stata pari al doppio di quella relativa alle imprese con oltre 249 addetti (rispettivamente, 30 per cento e 14 per cento in dicembre).
«I prestiti spiega Via Nazionale risentono della bassa domanda per investimenti e, dal lato dell’offerta, dell’elevato rischio di credito e della pressione della recessione sui bilanci delle banche».
D’altra parte, la qualità del credito resta bassa. Anche se la tendenza è al miglioramento: l’esposizione complessiva nei confronti dei debitori segnalati per la prima volta in sofferenza è diminuita del 16 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2012. Non solo: le prime informazioni su ottobre e novembre indicano che, al netto dei fattori stagionali, l’esposizione è scesa anche rispetto al bimestre precedente. Nel terzo trimestre del 2013 il flusso di nuove sofferenze in rapporto ai prestiti, pur restando elevato, ha smesso di crescere per la prima volta dal secondo trimestre del 2011 e si è attestato al 2,9 per cento, un decimo di punto in meno rispetto ai tre mesi precedenti.
Fonte:
Il Sole 24 Ore
La spada di Damocle che minaccia le possibilità di una ripresa più robusta si chiama credit crunch. Il bollettino della Banca d’Italia spiega infatti che le condizioni di accesso al credito per le imprese sono ancora molto tese.
«Il costo della raccolta obbligazionaria delle banche è diminuito nelle principali economie dell’area dell’euro, in particolare in Spagna e in Italia» ricordano gli economisti di via Nazionale nella sintesi del rapporto diffuso ieri.
Ma, nonostante i miglioramenti, «il credito alle imprese non ha ancora beneficiato del miglioramento delle condizioni sui mercati finanziari».
Infatti il credito «è diminuito in Italia, nei tre mesi terminanti in novembre, di oltre l’8% su base annua e continua a rappresentare un freno alla ripresa». In generale, i finanziamenti all’economia hanno continuato a contrarsi (-5,6 per cento in ragione d’anno nei tre mesi terminanti a novembre). Ma questo dato si scompone in un -8,2 per cento alle imprese e un meno 2,1 per cento alle famiglie.
La flessione dei finanziamenti alle aziende negli ultimi dodici mesi, secondo quanto riporta il Bollettino, è stata più marcata per gli intermediari appartenenti ai primi cinque gruppi rispetto a quella del credito concesso dalle altre banche (rispettivamente, meno 7,3 e meno 4,6 per cento). Il calo dei prestiti erogati, si aggiunge, è stato in generale più pronunciato nei confronti delle aziende che impiegano meno di 20 addetti. Le condizioni di accesso al credito sono del resto molto differenziate per classe dimensionale d’impresa, si spiega nel Bollettino, che fa riferimento all’ultima indagine “Il Sole 24 Ore -Banca d’Italia”: la percentuale di aziende con meno di 50 addetti che hanno segnalato un deterioramento delle condizioni di offerta è stata pari al doppio di quella relativa alle imprese con oltre 249 addetti (rispettivamente, 30 per cento e 14 per cento in dicembre).
«I prestiti spiega Via Nazionale risentono della bassa domanda per investimenti e, dal lato dell’offerta, dell’elevato rischio di credito e della pressione della recessione sui bilanci delle banche».
D’altra parte, la qualità del credito resta bassa. Anche se la tendenza è al miglioramento: l’esposizione complessiva nei confronti dei debitori segnalati per la prima volta in sofferenza è diminuita del 16 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2012. Non solo: le prime informazioni su ottobre e novembre indicano che, al netto dei fattori stagionali, l’esposizione è scesa anche rispetto al bimestre precedente. Nel terzo trimestre del 2013 il flusso di nuove sofferenze in rapporto ai prestiti, pur restando elevato, ha smesso di crescere per la prima volta dal secondo trimestre del 2011 e si è attestato al 2,9 per cento, un decimo di punto in meno rispetto ai tre mesi precedenti.
Fonte:
Il Sole 24 Ore