Oltre al danno, la beffa per 400 mila italiani: rimasti senza lavoro, saranno costretti a presentare il modello Unico per effettuare la dichiarazione dei redditi, e non il 730. E, di conseguenza, pur essendo in ristrettezze, riceveranno i rimborsi per le spese sostenute in un arco temporale più ampio, ossia «fra circa due anni».
A denunciarlo la Consulta dei Caf, i Centri di assistenza fiscale, che tira le somme di un fenomeno in crescita nel nostro paese, e particolarmente allarmante. La crisi finanziaria che non accenna ad arretrare, infatti, può far (ulteriormente) crescere il numero di coloro che, non sono solamente privi di un impiego, ma si ritrovano anche senza alcuna copertura pensionistica, né hanno la possibilità di accedere allindennità di disoccupazione; esclusi, pertanto, dalla presentazione del modello 730, questi circa 400 mila contribuenti stimati dalle strutture dislocate su tutto il territorio nazionale sono sprovvisti di un sostituto dimposta che possa far eseguire il conguaglio, e consentire loro di ricevere i rimborsi fiscali dovuti nel giro di alcuni mesi.
Le istituzioni non possono chiudere gli occhi su una così cospicua platea di soggetti, analizza il coordinatore nazionale della Consulta dei Caf Valeriano Canepari, «già in situazione di evidente complessità economica», i quali «saranno ancora di più penalizzati perché anziché ricevere il conguaglio a luglio dovranno aspettare circa due anni» per entrare in possesso dei rimborsi «derivanti, ad esempio, dagli interessi passivi dei mutui, o dalle detrazioni per le ristrutturazioni e, ancora, dalle spese per listruzione dei figli», o per le prestazioni mediche di cui hanno usufruito.
Dinanzi a questo panorama, i Centri chiedono un intervento al governo per modificare la normativa anche perché, prosegue il numero uno della Consulta, «con lacuirsi delle difficoltà economiche ed occupazionali registriamo un consistente aumento di questa tipologia di contribuenti». Infine, una ricerca dei Caf delle Acli, basata sulla dichiarazione dei redditi di oltre 1 milione e 400 mila persone nel 2011, evidenzia come il 3,3% del totale individua, oltre a un crescente senso di incertezza per il futuro, una «maggiore esposizione ai rischi di povertà».
Autore: Simona D’Alessio
Fonte:
Italiaoggi
Oltre al danno, la beffa per 400 mila italiani: rimasti senza lavoro, saranno costretti a presentare il modello Unico per effettuare la dichiarazione dei redditi, e non il 730. E, di conseguenza, pur essendo in ristrettezze, riceveranno i rimborsi per le spese sostenute in un arco temporale più ampio, ossia «fra circa due anni».
A denunciarlo la Consulta dei Caf, i Centri di assistenza fiscale, che tira le somme di un fenomeno in crescita nel nostro paese, e particolarmente allarmante. La crisi finanziaria che non accenna ad arretrare, infatti, può far (ulteriormente) crescere il numero di coloro che, non sono solamente privi di un impiego, ma si ritrovano anche senza alcuna copertura pensionistica, né hanno la possibilità di accedere allindennità di disoccupazione; esclusi, pertanto, dalla presentazione del modello 730, questi circa 400 mila contribuenti stimati dalle strutture dislocate su tutto il territorio nazionale sono sprovvisti di un sostituto dimposta che possa far eseguire il conguaglio, e consentire loro di ricevere i rimborsi fiscali dovuti nel giro di alcuni mesi.
Le istituzioni non possono chiudere gli occhi su una così cospicua platea di soggetti, analizza il coordinatore nazionale della Consulta dei Caf Valeriano Canepari, «già in situazione di evidente complessità economica», i quali «saranno ancora di più penalizzati perché anziché ricevere il conguaglio a luglio dovranno aspettare circa due anni» per entrare in possesso dei rimborsi «derivanti, ad esempio, dagli interessi passivi dei mutui, o dalle detrazioni per le ristrutturazioni e, ancora, dalle spese per listruzione dei figli», o per le prestazioni mediche di cui hanno usufruito.
Dinanzi a questo panorama, i Centri chiedono un intervento al governo per modificare la normativa anche perché, prosegue il numero uno della Consulta, «con lacuirsi delle difficoltà economiche ed occupazionali registriamo un consistente aumento di questa tipologia di contribuenti». Infine, una ricerca dei Caf delle Acli, basata sulla dichiarazione dei redditi di oltre 1 milione e 400 mila persone nel 2011, evidenzia come il 3,3% del totale individua, oltre a un crescente senso di incertezza per il futuro, una «maggiore esposizione ai rischi di povertà».
Autore: Simona D’Alessio
Fonte:
Italiaoggi