Consumi ancora in calo nel 2013 dopo un 2012 che ha segnato -4,4% dei consumi reali procapite. Lo afferma Rete Imprese Italia, l’associazione che riunisce Cna, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti e Casartigiani, che stima una flessione dell’1,4% per l’anno in corso, con un balzo indietro di 15 anni: 15.695 euro i consumi procapite nel 2013 rispetto a 15.753 del 1998. Cattive notizie anche per il reddito disponibile degli italiani, che nel 2013 continuerà a scivolare e tornerà ai livelli di 27 anni fa.
Secondo l’analisi di Rete Imprese, il dato è sceso a meno di 17mila euro: 16.955 euro contro i 17.337 euro dello scorso anno. Nel 2007, anno di inizio della crisi, il dato era a 19.515 euro.
Contestualmente, sale la pressione fiscale effettiva, che nel 2013 raggiungerà quota 56,1%, rispetto al 46,3% della pressione fiscale apparente. Nel 2012 la pressione fiscale per i cittadini in regola con il fisco è stata pari a 55,2%. Per quanto riguarda le imprese, sale a quota 100mila il conto di quelle “morte” nel 2012 rispetto al 2011. Il saldo tra mortalità e natalità delle aziende artigiane e di servizi di mercato più manifatturiere e costruzioni porta la somma a 100mila aziende chiuse.
In sintesi, nel 2012 in Italia ha chiuso un’impresa al minuto, la pressione fiscale è salita al 56% e la burocrazia richiede 120 adempimenti fiscali e amministrativi all’anno, uno ogni 3 giorni. Non solo: nell’ultimo anno il sistema del credito ha ridotto di 32 miliardi l’erogazione di finanziamenti alle aziende. Per questi motivi, le imprese hanno proclamato per il 28 gennaio una giornata di mobilitazione nazionale.
“Occorre reagire per evitare di continuare ad avvitarci in questa perniciosa spirale recessiva e tornare a crescere il più velocemente possibile”, ha dichiarato Carlo Sangalli, presidente di Rete Imprese Italia. “Il nostro sistema di imprese continua a rimanere sull’orlo del baratro e ancora non si riesce a scorgere l’uscita dal tunnel della crisi. E’ quindi necessario far sentire la nostra voce e invitare, persuadere, costringere la politica a fare una riflessione vera, nuova, moderna sul ruolo che le imprese possono avere per la ripartenza della nostra economia”.
Fonte:
Italia Oggi
Consumi ancora in calo nel 2013 dopo un 2012 che ha segnato -4,4% dei consumi reali procapite. Lo afferma Rete Imprese Italia, l’associazione che riunisce Cna, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti e Casartigiani, che stima una flessione dell’1,4% per l’anno in corso, con un balzo indietro di 15 anni: 15.695 euro i consumi procapite nel 2013 rispetto a 15.753 del 1998. Cattive notizie anche per il reddito disponibile degli italiani, che nel 2013 continuerà a scivolare e tornerà ai livelli di 27 anni fa.
Secondo l’analisi di Rete Imprese, il dato è sceso a meno di 17mila euro: 16.955 euro contro i 17.337 euro dello scorso anno. Nel 2007, anno di inizio della crisi, il dato era a 19.515 euro.
Contestualmente, sale la pressione fiscale effettiva, che nel 2013 raggiungerà quota 56,1%, rispetto al 46,3% della pressione fiscale apparente. Nel 2012 la pressione fiscale per i cittadini in regola con il fisco è stata pari a 55,2%. Per quanto riguarda le imprese, sale a quota 100mila il conto di quelle “morte” nel 2012 rispetto al 2011. Il saldo tra mortalità e natalità delle aziende artigiane e di servizi di mercato più manifatturiere e costruzioni porta la somma a 100mila aziende chiuse.
In sintesi, nel 2012 in Italia ha chiuso un’impresa al minuto, la pressione fiscale è salita al 56% e la burocrazia richiede 120 adempimenti fiscali e amministrativi all’anno, uno ogni 3 giorni. Non solo: nell’ultimo anno il sistema del credito ha ridotto di 32 miliardi l’erogazione di finanziamenti alle aziende. Per questi motivi, le imprese hanno proclamato per il 28 gennaio una giornata di mobilitazione nazionale.
“Occorre reagire per evitare di continuare ad avvitarci in questa perniciosa spirale recessiva e tornare a crescere il più velocemente possibile”, ha dichiarato Carlo Sangalli, presidente di Rete Imprese Italia. “Il nostro sistema di imprese continua a rimanere sull’orlo del baratro e ancora non si riesce a scorgere l’uscita dal tunnel della crisi. E’ quindi necessario far sentire la nostra voce e invitare, persuadere, costringere la politica a fare una riflessione vera, nuova, moderna sul ruolo che le imprese possono avere per la ripartenza della nostra economia”.
Fonte:
Italia Oggi