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Data protection: bilanciamento tra privacy e competitività

Con la revisione del regolamento sui dati personali ” Data- protection” risalente oramai al 1995, il Parlamento europeo deve affrontare un non facile compito, volto a trovare il giusto equilibrio fra il rafforzare la competitività delle imprese e salvaguardare la privacy dei consumatori.

 

La Commissione europea lo scorso gennaio ha proposto una riforma globale della normativa UE del 1995 in materia di protezione dei dati (denominata Data protection) nell’intento di rafforzare i diritti della privacy on-line e stimolare l’economia digitale europea. Il progresso tecnologico e la globalizzazione hanno radicalmente mutato il modo in cui sono raccolti, consultati e usati i dati personali. Sono dati personali tutte le informazioni relative a una persona, alla sua vita privata, professionale o pubblica comer un nome, una foto, l’indirizzo e-mail, gli estremi bancari, i post nei siti di social network, i dati medici, l’indirizzo IP, tutto può essere dato personale.

In effetti l’introduzione di questa nuova norma nasce dal fatto che gli stessi 27 Stati membri hanno attuato la normativa del 1995 in maniere disomogenea, con conseguenti divergenze sul piano dell’effettiva applicazione. La Commissione europea con questa riforma intende creare un’unica legge in grado di porre fine all’attuale frammentazione e alla gravosità degli oneri amministrativi, promettendo alle imprese risparmi per circa 2,3 miliardi di euro l’anno. L’iniziativa cosi configurata vorrebbe contribuire a rafforzare la fiducia dei consumatori nei servizi on-line promuovendo, cosa quanto mai necessaria, la crescita economica, la creazione di posti di lavoro e l’innovazione in Europa.

Questi i principali cambiamenti introdotti dalla riforma:

Un corpus unico di norme di protezione dei dati valido per tutta l’Unione. Saranno aboliti gli oneri amministrativi inutili, come le prescrizioni in materia di comunicazione a carico delle imprese, che risparmieranno così circa 2,3 miliardi di euro l’anno.

Invece dell’attuale obbligo di notificare tutti i trattamenti alle autorità di protezione dei dati (inutilmente burocratico e che costa alle imprese 130 milioni di euro l’anno), il regolamento prevede maggiore responsabilità e un obbligo di rendicontazione per chi tratta i dati.

Le organizzazioni avranno a che fare con un’unica autorità nazionale di protezione dei dati nel paese dell’Unione in cui hanno il proprio stabilimento principale.

Sarà più facile accedere ai propri dati personali e sarà agevolato anche il trasferimento dei dati da un fornitore di servizi a un altro (diritto alla portabilità dei dati), il che comporterà un miglioramento della concorrenza tra i servizi.

Il diritto all’oblio permetterà di gestire meglio i rischi connessi alla protezione dei dati on line: chiunque potrà cancellare i propri dati se non sussistono motivi legittimi per mantenerli.

Le norme UE si applicheranno anche ai dati personali trattati all’estero da imprese che sono attive sul mercato unico e offrono servizi ai cittadini dell’Unione.

Le autorità nazionali indipendenti di protezione dei dati avranno maggiori poteri in modo da applicare meglio le norme UE nei rispettivi paesi. Potranno ad esempio comminare, alle imprese che violano il diritto dell’Unione, sanzioni pecuniarie.

La nuova direttiva applicherà i principi generali e le norme di protezione dei dati alla cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale.

Secondo il relatore del Parlamento responsabile per il nuovo regolamento sulla protezione dei dati, Jan Philipp Albrecht (Verdi / ALE, DE “Una serie di regole coerenti e armonizzate sulla protezione dei dati aumenterà la competitività e contribuirà a proteggere meglio i diritti dei consumatori nell’era digitale.” Le due proposte (una direttiva e un regolamento) presentate dalla Commissione lo scorso gennaio hanno quindi la finalita’ di istituire un nuovo quadro giuridico per la protezione dei dati personali in Europa.

Il Parlamento, che ha voce in capitolo vincolante su questo tema, ha da poco iniziato a lavorare sui testi della Commissione. Il processo legislativo molto probabilmente richiederà fino a due anni per essere completato senza considerare poi ulteriori emendamenti rendendo improbabile che il regolamento possa entrare in vigore prima del 2015.


Autore: Henry Borzi, Corrispondente da Bruxelles
Fonte:
Redazione Credit Village

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