«Se venisse approvato così com’è, il testo di riforma sarebbe dannoso per il nostro settore». Non usa giri di parole Marco Alborghetti, presidente di Unirec, l’Unione nazionale delle imprese di recupero crediti, per definire il disegno di legge che punta a segnare il nuovo corso, all’esame della commissione Giustizia della Camera. Alborghetti, già vicepresidente, ha assunto la guida dell’associazione a febbraio in seguito alla bocciatura del testo da parte dell’assemblea di Unirec e lascerà l’incarico giovedì 24 maggio. Resterà invece alla presidenza di Ebitec, l’ente bilaterale per la tutela del credito. Quali sono gli aspetti che non vi convincono? Sono due i punti che consideriamo critici e riguardano il controllo dell’attività. Il disegno di legge prevede che siano otto i componenti dell’organismo di controllo, espressione del settore, dei consumatori, ma anche del mondo della politica e delle imprese clienti del servizio. Noi chiediamo invece di stabilire il principio della bilateralità, prevedendo la presenza esclusiva delle parti che operano e che ricevono il servizio, ovvero società di recupero e consumatori. È inoltre essenziale mantenere il ministero dell’Interno come ente di controllo dell’attività di recupero crediti, esercitata in larga parte da piccole e medie imprese, che si distinguono non tanto per i requisiti di patrimonializzazione, ma per i valori morali e la professionalità. La vostra è una bocciatura del testo su tutti i fronti, dunque? No, assolutamente. A parte queste due modifiche, per noi essenziali, l’impianto del disegno di legge recepisce alcuni princìpi che vanno nella giusta direzione e che erano già contenuti nella circolare dell’Interno dello scorso anno. Per esempio, la possibilità per le società di recupero di accedere a banche dati per rintracciare i debitori. Il testo chiarisce anche che in caso di insuccesso del recupero la relazione negativa può essere utilizzata ai fini della deduzione fiscale. I dati del 2011 fotografano una situazione drammatica. A livello di Ebitec state studiando possibili soluzioni? Abbiamo costituito un tavolo di confronto tra consumatori e aziende per la tutela del credito così da studiare le modalità utili ad andare incontro alle famiglie, come un allungamento dei tempi del rimborso, un abbattimento delle spese e degli interessi di mora o la possibilità di andare incontro ai creditori nelle situazioni di emergenza.
Fonte:
Il Sole 24 Ore
«Se venisse approvato così com’è, il testo di riforma sarebbe dannoso per il nostro settore». Non usa giri di parole Marco Alborghetti, presidente di Unirec, l’Unione nazionale delle imprese di recupero crediti, per definire il disegno di legge che punta a segnare il nuovo corso, all’esame della commissione Giustizia della Camera. Alborghetti, già vicepresidente, ha assunto la guida dell’associazione a febbraio in seguito alla bocciatura del testo da parte dell’assemblea di Unirec e lascerà l’incarico giovedì 24 maggio. Resterà invece alla presidenza di Ebitec, l’ente bilaterale per la tutela del credito. Quali sono gli aspetti che non vi convincono? Sono due i punti che consideriamo critici e riguardano il controllo dell’attività. Il disegno di legge prevede che siano otto i componenti dell’organismo di controllo, espressione del settore, dei consumatori, ma anche del mondo della politica e delle imprese clienti del servizio. Noi chiediamo invece di stabilire il principio della bilateralità, prevedendo la presenza esclusiva delle parti che operano e che ricevono il servizio, ovvero società di recupero e consumatori. È inoltre essenziale mantenere il ministero dell’Interno come ente di controllo dell’attività di recupero crediti, esercitata in larga parte da piccole e medie imprese, che si distinguono non tanto per i requisiti di patrimonializzazione, ma per i valori morali e la professionalità. La vostra è una bocciatura del testo su tutti i fronti, dunque? No, assolutamente. A parte queste due modifiche, per noi essenziali, l’impianto del disegno di legge recepisce alcuni princìpi che vanno nella giusta direzione e che erano già contenuti nella circolare dell’Interno dello scorso anno. Per esempio, la possibilità per le società di recupero di accedere a banche dati per rintracciare i debitori. Il testo chiarisce anche che in caso di insuccesso del recupero la relazione negativa può essere utilizzata ai fini della deduzione fiscale. I dati del 2011 fotografano una situazione drammatica. A livello di Ebitec state studiando possibili soluzioni? Abbiamo costituito un tavolo di confronto tra consumatori e aziende per la tutela del credito così da studiare le modalità utili ad andare incontro alle famiglie, come un allungamento dei tempi del rimborso, un abbattimento delle spese e degli interessi di mora o la possibilità di andare incontro ai creditori nelle situazioni di emergenza.
Fonte:
Il Sole 24 Ore