«Solo in Puglia ci sono 255 milioni di euro bloccati dalle pubbliche amministrazioni per lavori infrastrutturali già eseguiti dalle imprese edili pugliesi a causa – ripetono gli enti – del patto di stabilità da rispettare». Salvatore Matarrese, presidente pugliese di Ance (Associazione nazionale costruttori edili), si prepara a partecipare oggi alla grande manifestazione di protesta della categoria, a Roma. Il tema è chiaro: imprese sane non riescono più a stare sul mercato anche perchè la pubblica amministrazione non paga i debiti. E così, il mondo dell’edilizia si è dato appuntamento a Roma per il «D-Day» delle costruzioni, lanciato dall’Ance che chiama a raccolta i costruttori di tutto il Paese. D-Day sta per decreto ingiuntivo, quello che molte imprese si preparano a presentare nei confronti dello Stato e delle sue derivazioni territoriali. Nel corso della manifestazione, il presidente nazionale di Ance e Federcostruzioni, Paolo Buzzetti, illustrerà i dati di questa grande operazione di recupero crediti che riguarda oltre 80 settori industriali legati al mondo delle costruzioni. I dati pugliesi sono fra i più impressionanti se si pensa che i crediti vantati dai costruttori della provincia di Torino, ad esempio, ammontano a 60/70 milioni di euro. «Non abbiamo ancora il quadro generale, conosceremo domani (oggi ndr) la situazione in ogni regione – racconta Matarrese – ma le cifre pugliesi parlano chiaro. E avverte: «Anche qui stanno partendo i decreti ingiuntivi verso lo Stato per 60 milioni di euro. In media le imprese devono riscuotere intorno ai 5 milioni di euro dal pubblico e i ritardi accumulati vanno dagli otto mesi della Regione – che è la più solerte in alcuni settori – fino agli oltre due anni delle Asl. Questo è il settore peggiore in assoluto e glielo dico per esperienza diretta». Il vero bubbone, però, restano i Comuni. «Lì il taglio dei trasferimenti intervenuto con il Governo Monti e il rispetto del patto di stabilità stanno strozzando qualsiasi attività futura e qualsiasi pagamento presente», spiega ancora Matarrese. E la situazione di crisi è più pesante soprattutto nei Comuni minori. «Se nella città capoluogo i conti sono più al sicuro, nel Salento, dove ci sono cento piccoli Comuni, la situazione è diventata insostenibile. I lavori infrastrutturali si devono fare comunque, ma non si può pensare che a sovvenzionare lo Stato siano i costruttori: anticipando per anni le somme necessarie a realizzare le opere e pagandoci sopra le tasse. Le aree più in sofferenza sono il Salento e il Tarantino». Senza contare la mortalità delle aziende. In Puglia, continua Matarrese, «da due anni muoiono mille imprese l’anno nel settore delle costruzioni e dell’impiantistica e, quest’anno, temo che arriveremo al doppio. E quel che più preoccupa è che la crisi sta toccando ora anche i gruppi più rilevanti che rischiano la chiusura». Di qui la necessità di programmare al più presto gli investimenti nazionali ed europei: «I 19 miliardi di euro del Cipe e i 19 di fondi strutturali europei (Fesr) 2007/2013. Dell’intero totale, tre miliardi spettano alla Puglia – inizialmente erano 8,5 – ma alla Regione è tutto fermo: o mancano i progetti o la quota di cofinanziamento. Altrimenti non riusciamo a capire il perchè di questa stasi». Intanto, Fidindustria e Ance Puglia, dopo l’accordo sull’accesso al credito garantito per gli imprenditori in difficoltà che intendono pagare i debiti alla Cassa edile, due giorni fa hanno chiuso un accordo con Equitalia che da’ tregua al pagamento delle cartelle esattoriali prevedendo rateazioni. «Dopo l’attivazione del numero verde a sostegno degli imprenditori (800193771) – ha spiegato il presidente Fidindustria, Vitopaolo Nitti – Equitalia ha aperto uno sportello nei nostri uffici per offrire agli imprenditori, in casa loro, uno spazio dove affrontare con la consulenza di personale qualificato i problemi connessi alla materia fiscale. Abbiamo già risolto tre casi, uno di questi era un sos che ci arrivava da Bergamo. Equitalia è disponibilissima ad offrire dilazioni di pagamento studiando caso per caso, anche con fermi amministrativi a sospendere pignoramenti e ipoteche». Intanto, al numero verde di Fidindustria continuano ad arrivare telefonate con una frequenza di una ventina al giorno. Spiega la responsabile Alessandra Todisco: «Siamo a 160 telefonate di soccorso. Il 60% ha problemi con le banche (accesso al credito, richiami al rientro, scoperto di fatture, aperture di linee di credito), il 26% ha problemi con Equitalia, il 13% finge di chiedere informazioni generiche e poi richiama nei giorni successivi e il 4% ha problemi con la Cassa edile». I racconti sono più o meno simili: piccoli problemi che diventano grandi. «Si comincia con fatture emesse e non pagate, molto spesso dallo Stato, si chiede l’anticipo fattura in banca, che dopo un po’ chiede il rientro, l’impresa comincia a non pagare i fornitori e la Cassa edile, la banca ti mette in sofferenza e ti vieta ogni linea di credito e il gioco è fatto», spiega la dirigente. «Il nostro invito agli impenditori è: telefonare, telefonare, telefonare!
Autore: Lorena Saracino
Fonte:
Corriere del Mezzogiorno
«Solo in Puglia ci sono 255 milioni di euro bloccati dalle pubbliche amministrazioni per lavori infrastrutturali già eseguiti dalle imprese edili pugliesi a causa – ripetono gli enti – del patto di stabilità da rispettare». Salvatore Matarrese, presidente pugliese di Ance (Associazione nazionale costruttori edili), si prepara a partecipare oggi alla grande manifestazione di protesta della categoria, a Roma. Il tema è chiaro: imprese sane non riescono più a stare sul mercato anche perchè la pubblica amministrazione non paga i debiti. E così, il mondo dell’edilizia si è dato appuntamento a Roma per il «D-Day» delle costruzioni, lanciato dall’Ance che chiama a raccolta i costruttori di tutto il Paese. D-Day sta per decreto ingiuntivo, quello che molte imprese si preparano a presentare nei confronti dello Stato e delle sue derivazioni territoriali. Nel corso della manifestazione, il presidente nazionale di Ance e Federcostruzioni, Paolo Buzzetti, illustrerà i dati di questa grande operazione di recupero crediti che riguarda oltre 80 settori industriali legati al mondo delle costruzioni. I dati pugliesi sono fra i più impressionanti se si pensa che i crediti vantati dai costruttori della provincia di Torino, ad esempio, ammontano a 60/70 milioni di euro. «Non abbiamo ancora il quadro generale, conosceremo domani (oggi ndr) la situazione in ogni regione – racconta Matarrese – ma le cifre pugliesi parlano chiaro. E avverte: «Anche qui stanno partendo i decreti ingiuntivi verso lo Stato per 60 milioni di euro. In media le imprese devono riscuotere intorno ai 5 milioni di euro dal pubblico e i ritardi accumulati vanno dagli otto mesi della Regione – che è la più solerte in alcuni settori – fino agli oltre due anni delle Asl. Questo è il settore peggiore in assoluto e glielo dico per esperienza diretta». Il vero bubbone, però, restano i Comuni. «Lì il taglio dei trasferimenti intervenuto con il Governo Monti e il rispetto del patto di stabilità stanno strozzando qualsiasi attività futura e qualsiasi pagamento presente», spiega ancora Matarrese. E la situazione di crisi è più pesante soprattutto nei Comuni minori. «Se nella città capoluogo i conti sono più al sicuro, nel Salento, dove ci sono cento piccoli Comuni, la situazione è diventata insostenibile. I lavori infrastrutturali si devono fare comunque, ma non si può pensare che a sovvenzionare lo Stato siano i costruttori: anticipando per anni le somme necessarie a realizzare le opere e pagandoci sopra le tasse. Le aree più in sofferenza sono il Salento e il Tarantino». Senza contare la mortalità delle aziende. In Puglia, continua Matarrese, «da due anni muoiono mille imprese l’anno nel settore delle costruzioni e dell’impiantistica e, quest’anno, temo che arriveremo al doppio. E quel che più preoccupa è che la crisi sta toccando ora anche i gruppi più rilevanti che rischiano la chiusura». Di qui la necessità di programmare al più presto gli investimenti nazionali ed europei: «I 19 miliardi di euro del Cipe e i 19 di fondi strutturali europei (Fesr) 2007/2013. Dell’intero totale, tre miliardi spettano alla Puglia – inizialmente erano 8,5 – ma alla Regione è tutto fermo: o mancano i progetti o la quota di cofinanziamento. Altrimenti non riusciamo a capire il perchè di questa stasi». Intanto, Fidindustria e Ance Puglia, dopo l’accordo sull’accesso al credito garantito per gli imprenditori in difficoltà che intendono pagare i debiti alla Cassa edile, due giorni fa hanno chiuso un accordo con Equitalia che da’ tregua al pagamento delle cartelle esattoriali prevedendo rateazioni. «Dopo l’attivazione del numero verde a sostegno degli imprenditori (800193771) – ha spiegato il presidente Fidindustria, Vitopaolo Nitti – Equitalia ha aperto uno sportello nei nostri uffici per offrire agli imprenditori, in casa loro, uno spazio dove affrontare con la consulenza di personale qualificato i problemi connessi alla materia fiscale. Abbiamo già risolto tre casi, uno di questi era un sos che ci arrivava da Bergamo. Equitalia è disponibilissima ad offrire dilazioni di pagamento studiando caso per caso, anche con fermi amministrativi a sospendere pignoramenti e ipoteche». Intanto, al numero verde di Fidindustria continuano ad arrivare telefonate con una frequenza di una ventina al giorno. Spiega la responsabile Alessandra Todisco: «Siamo a 160 telefonate di soccorso. Il 60% ha problemi con le banche (accesso al credito, richiami al rientro, scoperto di fatture, aperture di linee di credito), il 26% ha problemi con Equitalia, il 13% finge di chiedere informazioni generiche e poi richiama nei giorni successivi e il 4% ha problemi con la Cassa edile». I racconti sono più o meno simili: piccoli problemi che diventano grandi. «Si comincia con fatture emesse e non pagate, molto spesso dallo Stato, si chiede l’anticipo fattura in banca, che dopo un po’ chiede il rientro, l’impresa comincia a non pagare i fornitori e la Cassa edile, la banca ti mette in sofferenza e ti vieta ogni linea di credito e il gioco è fatto», spiega la dirigente. «Il nostro invito agli impenditori è: telefonare, telefonare, telefonare!
Autore: Lorena Saracino
Fonte:
Corriere del Mezzogiorno