E lIstat a comunicare che gli stipendi italiani non andavano così male da quasi 30 anni, nel mese di marzo si è registrata una variazione nulla rispetto a febbraio, con aumento solo dell’1,2% su base annua, si assiste così ad un record nel divario tra salari e prezzi.
Nel mese scorso la forbice tra l’aumento delle retribuzioni contrattuali orarie (+1,2%) e il livello d’inflazione (+3,3%), su base annua, ha registrato una differenza di 2,1 punti percentuali. In questo caso, si tratta del divario più alto dall’agosto del 1995.
Sempre Listituto rendo noto che la percentuale dei dipendenti in attesa di rinnovo è del 32,6% nel totale dell’economia e del 12,3% nel settore privato. L’attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto è, in media, di 27 mesi.
Circa i settori che a marzo mostrano gli incrementi tendenziali maggiori sono: tessili, abbigliamento e lavorazione pelli (2,9%), chimiche, comparto di gomma, plastica e lavorazioni minerali non metalliferi e quello delle telecomunicazioni (2,7% per tutti i comparti). Si registrano, invece, variazioni nulle nell’agricoltura, nel credito e assicurazione e in tutti i comparti appartenenti alla pubblica amministrazione.
Autore: Redazione Credit Village
Fonte:
Redazione Credit Village
E lIstat a comunicare che gli stipendi italiani non andavano così male da quasi 30 anni, nel mese di marzo si è registrata una variazione nulla rispetto a febbraio, con aumento solo dell’1,2% su base annua, si assiste così ad un record nel divario tra salari e prezzi.
Nel mese scorso la forbice tra l’aumento delle retribuzioni contrattuali orarie (+1,2%) e il livello d’inflazione (+3,3%), su base annua, ha registrato una differenza di 2,1 punti percentuali. In questo caso, si tratta del divario più alto dall’agosto del 1995.
Sempre Listituto rendo noto che la percentuale dei dipendenti in attesa di rinnovo è del 32,6% nel totale dell’economia e del 12,3% nel settore privato. L’attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto è, in media, di 27 mesi.
Circa i settori che a marzo mostrano gli incrementi tendenziali maggiori sono: tessili, abbigliamento e lavorazione pelli (2,9%), chimiche, comparto di gomma, plastica e lavorazioni minerali non metalliferi e quello delle telecomunicazioni (2,7% per tutti i comparti). Si registrano, invece, variazioni nulle nell’agricoltura, nel credito e assicurazione e in tutti i comparti appartenenti alla pubblica amministrazione.
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Redazione Credit Village