Mentre in Europa si dibatte se aiutare o meno la Grecia con un secondo maxi-prestito in due anni, dalla Cina arriva una chiara indicazione a rilanciare l’economia e ad abbattere le tensioni sul credit crunch, anche in seguito alla scoppio della bolla del credito e all’aumento del numero di suicidi di imprenditori a Wenzhou, capitale dell’imprenditoria meridionale.
Oggi la Banca centrale cinese ha infatti annunciato che dal 24 febbraio le riserve bancarie obbligatorie scenderanno di mezzo punto percentuale. Ciò significa che le banche cinesi potranno accantonare meno liquidità per vincoli di bilancio destinandola invece ai prestiti. Una misura difatti paragonabile a un taglio del costo del denaro, altra arma di espansione monetaria a disposizione delle banche centrali, a cui Pechino preferisce però quella sulla leva delle riserve bancarie. Non a caso, secondo gli analisti di Hsbc, a questa mossa potrebbero seguirne altre tre nel corso nel 2012.
Mentre un taglio dei tassi potrebbe arrivare entro fine anno. La strategia della Banca centrale cinese è chiara: sostenere il credito all’economia approfittando di un momento di frenata del mercato immobiliare (a gennaio i prezzi delle case sono scesi in 47 delle 70 più grandi città del Paese) e quindi di rallentamento della minaccia inflazionistica. La Cina continua così a spingere sulle piccole imprese, settore in forte espansione. Lo scorso anno i prestiti sono aumentati del 25,8% raggiungendo il record di 10.800 yuan, un tasso di crescita superiore al doppio rispetto a quello dei finanziamenti elargiti alle grandi imprese.
Un’ulteriore accelerazione c’è stata a partire da ottobre, dopo la visita del premier Wen Jabao a Wenzhou, diventata il simbolo della bolla del credito facile, favorita dall’inasprimento delle misure anti-inflazionistiche degli ultimi anni che hanno causato un calo dei prestiti bancari e un’esplosione di quelli non regolamentati e usurari. Proprio a Wenzhou negli ultimi mesi è stato registrato il più alto numero di suicidi fra gli imprenditori cinesi. Anche per questo, adesso la Cina prova a correre ai ripari riaprendo i rubinetti del credito.
Fonte:
Ilsole24ore
Mentre in Europa si dibatte se aiutare o meno la Grecia con un secondo maxi-prestito in due anni, dalla Cina arriva una chiara indicazione a rilanciare l’economia e ad abbattere le tensioni sul credit crunch, anche in seguito alla scoppio della bolla del credito e all’aumento del numero di suicidi di imprenditori a Wenzhou, capitale dell’imprenditoria meridionale.
Oggi la Banca centrale cinese ha infatti annunciato che dal 24 febbraio le riserve bancarie obbligatorie scenderanno di mezzo punto percentuale. Ciò significa che le banche cinesi potranno accantonare meno liquidità per vincoli di bilancio destinandola invece ai prestiti. Una misura difatti paragonabile a un taglio del costo del denaro, altra arma di espansione monetaria a disposizione delle banche centrali, a cui Pechino preferisce però quella sulla leva delle riserve bancarie. Non a caso, secondo gli analisti di Hsbc, a questa mossa potrebbero seguirne altre tre nel corso nel 2012.
Mentre un taglio dei tassi potrebbe arrivare entro fine anno. La strategia della Banca centrale cinese è chiara: sostenere il credito all’economia approfittando di un momento di frenata del mercato immobiliare (a gennaio i prezzi delle case sono scesi in 47 delle 70 più grandi città del Paese) e quindi di rallentamento della minaccia inflazionistica. La Cina continua così a spingere sulle piccole imprese, settore in forte espansione. Lo scorso anno i prestiti sono aumentati del 25,8% raggiungendo il record di 10.800 yuan, un tasso di crescita superiore al doppio rispetto a quello dei finanziamenti elargiti alle grandi imprese.
Un’ulteriore accelerazione c’è stata a partire da ottobre, dopo la visita del premier Wen Jabao a Wenzhou, diventata il simbolo della bolla del credito facile, favorita dall’inasprimento delle misure anti-inflazionistiche degli ultimi anni che hanno causato un calo dei prestiti bancari e un’esplosione di quelli non regolamentati e usurari. Proprio a Wenzhou negli ultimi mesi è stato registrato il più alto numero di suicidi fra gli imprenditori cinesi. Anche per questo, adesso la Cina prova a correre ai ripari riaprendo i rubinetti del credito.
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Ilsole24ore