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Gli italiani, maniaci del contante, si avvicinano al mobile payment

Strano paese il nostro, pieno di virtù ma anche di contraddizioni. Una contraddizione balza agli occhi leggendo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio “Mobile Payment in Italia” a cura della School of Management del Politecnico di Milano. Con 48 milioni di utenti, 16 milioni di navigatori mobili, l‘Italia è tra i primi paesi al mondo per numero di cellulari.

Però è anche tra gli ultimi per utilizzo dei pagamenti elettronici: 25 milioni di utenti di carte, il 90% delle transazioni ancora in contante. Dal primo dato bisogna partire per risolvere il paradosso. I tempi sono maturi, dicono quelli della School, non a caso “se non ora quando?” è il promettente sottotitolo del rapporto. Impresa fattibile ma improba, visto che gli italiani non usano la moneta elettronica per gli acquisti quotidiani, come confermano il ridotto numero medio di transazioni annue per abitante (25 contro 63 in area euro). C

hissà che le disposizioni del governo Monti in tema di moneta elettronica non segni una decisa svolta. Tornando al rapporto, 23 milioni di utenti (il 76% degli italiani tra i 18 e i 54 anni) nel 2011 ha effettuato almeno un pagamento via dispositivo mobile per un valore totale di 700 milioni di euro: più di 500 milioni per acquistare contenuti digitali (news, giochi, musica), e poi ricariche telefoniche o donazioni; oltre 80 milioni di operazioni di mobile commerce di prodotti e servizi, mercato in forte espansione, come estensione di progetti di e-commerce.

Nota stonata, la limitata diffusione del mobile proximity payment (Mpp), cioè l’abilitazione con il cellulare di pagamenti di prossimità utilizzando tecnologie di trasmissione a corto raggio (ad esempio, usando un cellulare Nfc Near Field Communication su Pos contactless). Il mobile commerce e il mobile remote payment (Mrp, pagamento su rete cellulare) mostrano una tecnologia matura e disponibile. Alcune iniziative in Italia: quella del Consorzio Movincom con oltre 20mila biglietti venduti dalla sola Ata di Firenze; le Telco italiane riunitesi in MobilePay con l’obiettivo di creare una piattaforma unica per i pagamenti mobile.

Alcuni player dell’offerta sperimentano soluzioni che usano i QRCode per avvicinare il mondo remote a quello proximity. In Italia, il Mrp nel 2011 ha registrato una crescita del 35%, ma il transato è ancora ridotto. Sarà decisiva la capacità degli esercenti di includere il canale mobile nelle strategie di vendita e di sfruttare le sue peculiarità (ubiquità spaziale, disponibilità temporale, semplicità di fruizione).

L’Mpp, invece, offre una tecnologia matura e nativamente inclusa nei nuovi dispositivi, ma non ancora diffusa in termini di Pos contactless e cellulari Nfc. Inoltre, la possibilità di rendere il servizio fruibile su tutti i cellulari, con qualsiasi strumento di pagamento e qualsiasi operatore telefonico, può essere garantita solo dall’attuazione di modelli collaborativi tra gli operatori dell’offerta. In Italia ci sono alcune sperimentazioni: il progetto dell’Atm di Milano con Telecom Italia, per pagare l’abbonamento ai trasporti pubblici con Paypal su sito ottimizzato per mobile e accedere ai mezzi avvicinando il telefono ai tornelli, e la sperimentazione move-and-pay di Intesa Sanpaolo basata su cellulari Nfc.

Anche la tecnologia si è consolidata e si prevede che nel 2015 potrebbero esserci in Italia 20-25 milioni di smartphone Nfc. Secondo la School, il mobile payment può essere un importante fattore di innovazione per i servizi di pagamento, favorendo lo sviluppo dei pagamenti elettronici, e per la telefonia mobile, i cui principali operatori sono alla ricerca di nuovi spazi competitivi.

Ma anche una fonte di valore per diversi stakeholder: banche e circuiti, telco; esercenti (catene di supermercati, tabaccai, cinema, aziende di trasporto, gestori di vending machine, ristoratori, operatori del commercio elettronico); utenti, che possono acquistare dovunque e in qualsiasi momento; Pubblica Amministrazione, alla ricerca di fonti di riduzione dei costi, di miglioramento del servizio ai cittadini e di strumenti chiave per l’emersione del sommerso. Anche la PA gestisce varie transazioni in veste di esercente: imposte, tributi, contravvenzioni, servizi sanitari e scolastici, canone televisivo. Il valore del transato con carte di pagamento può contribuire alla lotta all’economia sommersa e all’economia criminale, uno dei punti cardine della riforma del premier Monti. Grazie al mobile payment, una parte grande della crescita potrebbe essere costituita da micro-transazioni, dove l’incidenza del nero risulta più elevata.


Autore: Pino Fondati
Fonte:

Ilsole24ore

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