Assegni scoperti a valanga, debiti non onorati, ritardi nei pagamenti. Il fenomeno colpisce commercianti, artigiani, piccole aziende, e spesso rimane sotto traccia. I dati sugli assegni e le cambiali protestati in Camera di Commercio non dà infatti ragione di un fenomeno esplosivo. Il protesto è pratica residuale, così come la segnalazione al prefetto, mentre si sviluppa in modo clamoroso la procedura di segnalazione alla Centrale di allarme interbancaria (Cai), ma i numeri di questa pratica sfuggono alle statistiche. La procedura Cai, infatti, funziona così: il titolare del conto corrente che ha emesso l´assegno a vuoto per mancanza di fondi, ha 60 giorni di tempo per effettuare il pagamento tardivo del titolo maggiorato degli interessi legali e di una penale del 10% dell´importo. «Così evita conseguenze – spiegano dall´ufficio legale di una banca leader in Toscana – e la maggior parte delle persone che fanno assegni a vuoto corre poi ai ripari per evitare l´iscrizione al Cai. In questo modo il fenomeno resta interno al sistema bancario senza che emerga all´esterno in tutta la sua portata». Ma i diretti interessati testimoniano la gravità della situazione. «Per artigiani e piccole imprese il problema della riscossione dei crediti sta diventando una vera e propria emergenza» dice il direttore di Cna Firenze Alessandro Farisei. «Lo è se il debitore è un ente pubblico, spesso imbrigliato dai vincoli del patto di stabilità, ma lo è anche quando il debitore è un privato. Su questo ultimo versante assistiamo ad un preoccupante accentuarsi del fenomeno. Nel 2011 Cna Tutela, la società che abbiamo costituito ad hoc, ha seguito oltre 200 pratiche di recupero crediti verso privati».
Autore: Maurizio Bologni
Fonte: La Repubblica
Assegni scoperti a valanga, debiti non onorati, ritardi nei pagamenti. Il fenomeno colpisce commercianti, artigiani, piccole aziende, e spesso rimane sotto traccia. I dati sugli assegni e le cambiali protestati in Camera di Commercio non dà infatti ragione di un fenomeno esplosivo. Il protesto è pratica residuale, così come la segnalazione al prefetto, mentre si sviluppa in modo clamoroso la procedura di segnalazione alla Centrale di allarme interbancaria (Cai), ma i numeri di questa pratica sfuggono alle statistiche. La procedura Cai, infatti, funziona così: il titolare del conto corrente che ha emesso l´assegno a vuoto per mancanza di fondi, ha 60 giorni di tempo per effettuare il pagamento tardivo del titolo maggiorato degli interessi legali e di una penale del 10% dell´importo. «Così evita conseguenze – spiegano dall´ufficio legale di una banca leader in Toscana – e la maggior parte delle persone che fanno assegni a vuoto corre poi ai ripari per evitare l´iscrizione al Cai. In questo modo il fenomeno resta interno al sistema bancario senza che emerga all´esterno in tutta la sua portata». Ma i diretti interessati testimoniano la gravità della situazione. «Per artigiani e piccole imprese il problema della riscossione dei crediti sta diventando una vera e propria emergenza» dice il direttore di Cna Firenze Alessandro Farisei. «Lo è se il debitore è un ente pubblico, spesso imbrigliato dai vincoli del patto di stabilità, ma lo è anche quando il debitore è un privato. Su questo ultimo versante assistiamo ad un preoccupante accentuarsi del fenomeno. Nel 2011 Cna Tutela, la società che abbiamo costituito ad hoc, ha seguito oltre 200 pratiche di recupero crediti verso privati».
Autore: Maurizio Bologni
Fonte: La Repubblica