- Cina: una crescita dinamica, ma in rallentamento nel 2011
Lo studio realizzato da Coface sul comportamento di pagamento delle imprese cinesi mette in luce la loro eccellente resistenza alla crisi, grazie a una forte crescita del credito, alla stabilizzazione del Yuan (sino a giugno 2010) e ad un ampio piano di rilancio. Tuttavia dal 2011 la crescita dovrebbe rallentare lievemente (8,8% nel 2011 contro 10,3% nel 2010), in un contesto di aumento dell’inflazione e di inasprimento delle politiche economiche, attestandosi comunque a un livello elevato rispetto agli altri paesi emergenti. Ad ogni modo, l’inasprimento delle politiche economiche e i profondi cambiamenti nel modello di crescita cinese avranno delle conseguenze microeconomiche. I settori a basso valore aggiunto (tessile, calzaturiero, dei giochi) saranno i primi ad essere toccati dal taglio degli incentivi fiscali, dalla volontà delle autorità spingere il mercato, dall’aumento dei salari e dalla ripresa dell’apprezzamento del Yuan. In questi settori è atteso un aumento dei fallimenti delle imprese.
- Le imprese sono ora più ambiziose nella conquista del mercato domestico
Ormai principale fonte di finanziamento delle imprese in Cina, le vendite a dilazione di pagamento sono in forte aumento negli ultimi due anni (+23%). Nel 2010 circa l’88% delle imprese cinesi intervistate da Coface hanno fatto ricorso a vendite a credito. L’incremento è legato alle diverse misure di incentivi e programmi fiscali attivati dal governo cinese. Il 53% delle imprese propongono dilazioni di pagamento ai propri clienti per fronteggiare la concorrenza e guadagnare quote di mercato, e il 25% di queste sono forzate ad agire in tal senso a causa dei problemi di liquidità dei propri clienti; si noti che prima della crisi questa categoria rapprentava solo l’8%.
- I comportamenti di pagamento in Cina sono sempre meno atipici
Dal 2008 le imprese cinesi hanno osservato un importante miglioramento del comportamento di pagamento dei loro acquirenti sul mercato domestico. Se nel 2008 la quasi totalità delle imprese rispondenti registravano ritardi di pagamento, questo valore è ora diminuito al 26%. Si sono ridotti i ritardi di pagamento segnalati dalle imprese, ma anche il numero di giorni: soltanto il 6,2% dei ritardi di pagamento eccedono i 120 giorni (13,2 % nel 2009), i 2/3 dei ritardi sono regolati entro un periodo massimo di 60 giorni. I ritardi di pagamento sono principalmente causati dalla situazione finanziaria dei clienti, anch’essi colpiti dalla concorrenza, dall’impossibilità di accedere a risorse esterne e, sempre più, dall’aumento dei costi delle materie prime.
Tra le differenti tipologie di imprese in Cina, quelle private sono considerate quelle a maggior rischio in relazione ai pagamenti, ma a un livello stabile, mentre sembra aumentare il rischio tra le imprese pubbliche, pesantemente indebitate e soggette come le private alla legge che regolamenta i fallimenti di impresa. «La Cina ha raggiunto ora gli «standard internazionali» in materia di credito tra le imprese e di durata del credito. Il comportamento di pagamento delle imprese cinesi, nonostante il miglioramento, non è esemplare anche se le imprese sono dotate degli stessi strumenti di altri paesi come il credit management e l’assicurazione dei crediti, quest’ultima in forte aumento in Cina», afferma Thierry Graffin, vice direttore del Risk Underwriting di Coface.
- Prospettive di miglioramento incerte
Nonostante il trend globale incoraggiante, le imprese cinesi intervistate non si attendono un miglioramento significativo del comportamento di pagamento a breve termine.Il 41,4% delle imprese si aspettano che il miglioramento possa richiedere più di tre anni e il 33% delle imprese credono che la situazione non migliorerà mai. Questo pessimismo si spiega con le incertezze delle imprese in un contesto di interruzione degli incentivi fiscali, come nel caso del 37% delle imprese rispondenti. Altri timori sono: per il 31% delle imprese la stretta del credito e per il 23% il principale danno potrebbe derivare dall’apprezzamento del yuan. Infine, l’aumento dei salari a seguito dei movimenti sociali in Cina di Foxconn e Honda potrebbero avere un peso sulle performance di diversi settori. «Il 2010 è stato un anno particolarmente favorevole per le imprese cinesi grazie alla crescita portante e al sostegno della politica economica. Ma nel 2011, le imprese hanno subito una serie di shock negativi: blocco degli stimoli di budget, accesso al credito più difficile e più costoso, accelerazione dell’apprezzamento del yuan, inflazione e aumento del costo delle materie prime e in particolare forte pressione per l’aumento dei salari. Se a medio termine, questi shock sono i benvenuti in quanto favorevoli al riequilibrio della crescita cinese in favore dei consumi, a breve termine le imprese più fragili potrebbero essere in difficoltà», osserva Constance Boublil, economista di Coface, specialista sull’area Asiatica.
Autore: Ufficio Stampa Coface
Fonte: Coface
Lo studio realizzato da Coface sul comportamento di pagamento delle imprese cinesi mette in luce la loro eccellente resistenza alla crisi, grazie a una forte crescita del credito, alla stabilizzazione del Yuan (sino a giugno 2010) e ad un ampio piano di rilancio. Tuttavia dal 2011 la crescita dovrebbe rallentare lievemente (8,8% nel 2011 contro 10,3% nel 2010), in un contesto di aumento dell’inflazione e di inasprimento delle politiche economiche, attestandosi comunque a un livello elevato rispetto agli altri paesi emergenti. Ad ogni modo, l’inasprimento delle politiche economiche e i profondi cambiamenti nel modello di crescita cinese avranno delle conseguenze microeconomiche. I settori a basso valore aggiunto (tessile, calzaturiero, dei giochi) saranno i primi ad essere toccati dal taglio degli incentivi fiscali, dalla volontà delle autorità spingere il mercato, dall’aumento dei salari e dalla ripresa dell’apprezzamento del Yuan. In questi settori è atteso un aumento dei fallimenti delle imprese.
Ormai principale fonte di finanziamento delle imprese in Cina, le vendite a dilazione di pagamento sono in forte aumento negli ultimi due anni (+23%). Nel 2010 circa l’88% delle imprese cinesi intervistate da Coface hanno fatto ricorso a vendite a credito. L’incremento è legato alle diverse misure di incentivi e programmi fiscali attivati dal governo cinese. Il 53% delle imprese propongono dilazioni di pagamento ai propri clienti per fronteggiare la concorrenza e guadagnare quote di mercato, e il 25% di queste sono forzate ad agire in tal senso a causa dei problemi di liquidità dei propri clienti; si noti che prima della crisi questa categoria rapprentava solo l’8%.
Dal 2008 le imprese cinesi hanno osservato un importante miglioramento del comportamento di pagamento dei loro acquirenti sul mercato domestico. Se nel 2008 la quasi totalità delle imprese rispondenti registravano ritardi di pagamento, questo valore è ora diminuito al 26%. Si sono ridotti i ritardi di pagamento segnalati dalle imprese, ma anche il numero di giorni: soltanto il 6,2% dei ritardi di pagamento eccedono i 120 giorni (13,2 % nel 2009), i 2/3 dei ritardi sono regolati entro un periodo massimo di 60 giorni. I ritardi di pagamento sono principalmente causati dalla situazione finanziaria dei clienti, anch’essi colpiti dalla concorrenza, dall’impossibilità di accedere a risorse esterne e, sempre più, dall’aumento dei costi delle materie prime.
Tra le differenti tipologie di imprese in Cina, quelle private sono considerate quelle a maggior rischio in relazione ai pagamenti, ma a un livello stabile, mentre sembra aumentare il rischio tra le imprese pubbliche, pesantemente indebitate e soggette come le private alla legge che regolamenta i fallimenti di impresa. «La Cina ha raggiunto ora gli «standard internazionali» in materia di credito tra le imprese e di durata del credito. Il comportamento di pagamento delle imprese cinesi, nonostante il miglioramento, non è esemplare anche se le imprese sono dotate degli stessi strumenti di altri paesi come il credit management e l’assicurazione dei crediti, quest’ultima in forte aumento in Cina», afferma Thierry Graffin, vice direttore del Risk Underwriting di Coface.
Nonostante il trend globale incoraggiante, le imprese cinesi intervistate non si attendono un miglioramento significativo del comportamento di pagamento a breve termine.Il 41,4% delle imprese si aspettano che il miglioramento possa richiedere più di tre anni e il 33% delle imprese credono che la situazione non migliorerà mai. Questo pessimismo si spiega con le incertezze delle imprese in un contesto di interruzione degli incentivi fiscali, come nel caso del 37% delle imprese rispondenti. Altri timori sono: per il 31% delle imprese la stretta del credito e per il 23% il principale danno potrebbe derivare dall’apprezzamento del yuan. Infine, l’aumento dei salari a seguito dei movimenti sociali in Cina di Foxconn e Honda potrebbero avere un peso sulle performance di diversi settori. «Il 2010 è stato un anno particolarmente favorevole per le imprese cinesi grazie alla crescita portante e al sostegno della politica economica. Ma nel 2011, le imprese hanno subito una serie di shock negativi: blocco degli stimoli di budget, accesso al credito più difficile e più costoso, accelerazione dell’apprezzamento del yuan, inflazione e aumento del costo delle materie prime e in particolare forte pressione per l’aumento dei salari. Se a medio termine, questi shock sono i benvenuti in quanto favorevoli al riequilibrio della crescita cinese in favore dei consumi, a breve termine le imprese più fragili potrebbero essere in difficoltà», osserva Constance Boublil, economista di Coface, specialista sull’area Asiatica.
Autore: Ufficio Stampa Coface
Fonte: Coface